lunedì 11 aprile 2011

Cosa Sua

Tanto ha detto, tanto ha fatto, che alla fine l'hanno "accontentato". Raffaele Lombardo chiedeva di sapere ufficialmente se fosse indagato o meno per concorso esterno in associazione mafiosa, ora la procura di Catania gli ha notificato l'iscrizione nel registro. Insieme al fratello Angelo, parlamentare nazionale Mpa. In tutto gli indagati sono 56, compresi altri politici e amministratori di centrodestra: Udc, Pid (i centristi convertiti sulla strada di Arcore), Pdl Sicilia (la vecchia sigla degli uomini di Micciché). Le accuse sono quelle "classiche": voto di scambio, appalti, concessioni. Le cosche dei Santapaola avrebbero cercato voti per i Lombardo e per i partiti della loro coalizione, in cambio di garanzie nel controllo degli appalti e dei servizi pubblici. Il governatore sembra comunque sereno, anzi conferma la paradossale soddisfazione di leggere il suo nome nell'inchiesta: «Finalmente il deposito degli atti! Potrò così dare puntualmente conto di ogni mio comportamento e dimostrare la mia assoluta estraneità». Finisce così, secondo don Raffaè, lo stillicidio di indiscrezioni non confermate e di fughe strumentali di notizie. Avrà le sue ragioni per sentirsi tranquillo.
Ma qualcuno forse potrebbe cominciare a perderci il sonno. E non parlo solo degli indagati, a quelli ci pensano gli avvocati. Penso alle conseguenze politiche. Ora che Lombardo è ufficialmente indagato per il reato introdotto nel codice penale dalla buonanima di Pio La Torre (art. 416-bis), ora che il successore di Cuffaro frequenterà caserme e tribunali, ora che il Pdl ha finalmente un pretesto per attaccarlo con ragione (però Totò Vasa Vasa è vittima perseguitata, eh...), ora cosa farà e dirà il Pd? La giunta regionale è ancora lì, con tanto di magistrati (Russo, Chinnici) e prefetti (Giosuè Marino), ma il centrosinistra-stampella-della-maggioranza qualche domanda dovrà farsela. Il partito è spaccato tra chi, come il segretario Giuseppe Lupo, prende tempo e aspetta di vedere come si evolverà la situazione giudiziaria, chi sottolinea che il Pd romperà solo in caso di processo, chi invece, come l'ala "radicale" (pensa un po') di Enzo Bianco, chiede una seria riflessione sull'alleanza. Anche dalle parti dei futuristi la reazione è garantista: Fabio Granata, solitamente fustigatore, difende Lombardo e la sua giunta, dove spiccano nomi di provata onestà e specchiata moralità antimafia.
Per una volta, però, non sentiremo parlare di toghe rosse.

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