venerdì 20 maggio 2011

L'ultimo e l'Assoluto

Una settimana fa il Partito Democratico siciliano aveva fatto sapere che si sarebbe costituito parte civile contro il boss Matteo Messina Denaro. Il superlatitante, o meglio la sua cosca, avrebbe (anzi, io dico "ha", non è che parlando di un criminale ci sia da limitarsi con le presunzioni d'innocenza...) intimidito esponenti Pd di Castelvetrano, il paese trapanese roccaforte del presunto capo di Cosa Nostra. Il paese dove un preside consiglia ai suoi studenti di disertare un incontro con il pm Antonio Ingroia. Dove alcuni concittadini dicono che MMD è una persona perbene, un signore educato, praticamente il sindaco ideale.
Oggi viene fuori che Messina Denaro potrebbe essere braccato. Nulla di strano, forse. Ormai non fa neanche troppo notizia che intorno ai superlatitanti si stia facendo terra bruciata. D'altra parte, il lavoro delle forze dell'ordine e della magistratura va sempre avanti. E, aggiungo, indipendentemente dai governi. Qualche giorno fa, riferisce Repubblica Palermo, ai servizi segreti è arrivata una soffiata e ieri è scattato il blitz di polizia e carabinieri ad una masseria nelle campagne di Castelvetrano. Niente da fare, il boss non c'era. Però qualcosa sta succedendo nel mondo mafioso. O è solo un'impressione?
Qualcuno teme che a Palermo possa tornare la guerra di mafia, segno che la successione nel "regno di Mafiopoli" non è affatto conclusa né definita. E qui torniamo al boss di Castelvetrano. Mi permetto di dire la mia. Non ho mai creduto che Messina Denaro fosse diventato il nuovo capo di Cosa Nostra, per una serie di motivi. Mi sembra strano che un trapanese possa prendere la guida di un'organizzazione palermocentrica. Ma la questione secondo me è ancora più semplice - e al contempo complicata. Esiste Cosa Nostra? So che è una provocazione, ma "Cosa Nostra" è ormai diventato solo un marchio. Direi piuttosto che esistono tante "cose nostre", tante mafie. Non è detto che ci sia un'unica organizzazione mafiosa centrale in Sicilia. Palermo, Catania, Messina, la stidda: ecco, da questo punto di vista la mafia siciliana è un'entità federale...
Beninteso, Messina Denaro è un latitante pericoloso, un suo ruolo nell'organigramma mafioso ce l'ha sicuramente. È stato lui ad aver scelto gli obiettivi delle stragi del 1993, consultando un depliant turistico. E in quell'anno è cominciata la sua latitanza. I suoi fedelissimi lo chiamano "l'Assoluto". I suoi (mal)affari arrivano fino alla parte opposta della Sicilia rispetto al trapanese, cioè nelle mie zone, come hanno spiegato alcuni mesi fa gli amici del Clandestino (in quel caso ho avuto l'onore di scrivere un editoriale sulla mafia a Ragusa). Il boss è inserito nella top ten dei criminali più ricercati al mondo. Prima che venisse ucciso Osama bin Laden, il Diabolik di Castelvetrano era addirittura quinto. Ora non so se ha scalato le classifiche.

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