martedì 5 luglio 2011

Tagliare l'artista al Toro

Tremiladuecento (3.200) chilogrammi sono più di tre tonnellate. Quasi tre metri e mezzo (3,4) d'altezza e cinque (4,9) di lunghezza. Insomma una "bella bestia", la statua in bronzo del Toro, il Charging Bull, davanti alla Borsa di New York. L'autore della scultura è un mio conterraneo, si chiama Arturo Di Modica ed è nato a Vittoria. Un artista italo-americano sicuramente estroso e provocatorio. Nel dicembre 1989 Di Modica, con un atto di guerrilla art, piazzò la statua a sorpresa sotto un albero di Natale davanti alla Borsa newyorkese, come regalo per i cittadini della Grande Mela. Lo ha portato su un camion con gru. Peraltro ha fatto tutto a sue spese, dalla creazione all'installazione, e gli è costato 360mila dollari (del 1989). In Borsa, il Toro è il simbolo della prosperità e dell'ottimismo degli investitori finanziari, in contrapposizione all'Orso.
Praticamente la statua-simbolo del New York Stock Exchange è nata come abusiva e in seguito "condonata". Però non sempre le cose vanno così bene. La Guardia di Finanza di Vittoria ha avuto qualche dubbio sulla residenza dello scultore a New York. Se così fosse, dovrebbe pagare le tasse al fisco statunitense, però le Fiamme Gialle sono convinte che Di Modica vive, lavora e "crea" a Vittoria. Dove tra l'altro ha appena ritirato il premio "Garofalo d'oro" per l'impegno artistico in giro per il mondo. E dove sta pure costruendo una specie di casa-museo. Dunque gli interessi e le attività economiche di Arturo Di Modica sarebbero nella natìa Vittoria e non nella adottiva New York: la residenza fiscale sarebbe italiana e non americana. Mancano all'appello 5 milioni di euro di redditi, più 600mila euro di Iva non pagata.
Diceva quel gran produttore di aforismi che risponde al nome di Stanislaw Jerzy Lec: «Raramente nella corrida vince il toro. Gli manca lo stimolo economico». Per una volta che il Toro ha uno stimolo economico, è qualcun altro a perdere.

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