mercoledì 30 novembre 2011

Nel cognome del padre

Informazione di servizio.
Le tariffe della Publikompass per le necrologie sul Giornale di Sicilia sono:
€3 per il testo;
€6 per adesioni e partecipazioni a lutto;
€17 per nome e cognome del defunto;
€17 per titoli accademici e/o apposizioni;
€17 per anniversario, ringraziamento, trigesimo;
€29,50 per croce o simbolo;
€6 per neretti o maiuscoli dentro testo.
Questo listino è la scusa per fare due conti su una cosa che si ripete puntualmente ogni 30 novembre da 13 anni. Un necrologio che si ripete dal 1998. Sul Giornale di Sicilia.
A scanso di equivoci, vengo da una terra che ci tiene molto e seriamente al rispetto per i morti. Per i bambini siciliani, almeno per quelli che erano bambini quando lo ero pure io, i regali li portano i Morti, veri protettori della famiglia, altro che Babbo Natale o la Befana.
Dunque il "culto" dei morti è una faccenda seria e portare rispetto ai defunti è un obbligo non solo morale. Parlando di Sicilia e di morti, è inevitabile che si finisca a parlare di mafia e ho già detto che i criminali ammazzati dal clan rivale o i morti delle faide non possono essere considerate vittime innocenti della mafia.
Ciò detto, tutti hanno il diritto di esprimere affetto e appunto rispetto per un proprio caro defunto. Anche la famiglia Messina Denaro ha questo diritto. Premesso che al superboss di Castelvetrano hanno dato la libertà di fare molte cose, perché non lasciargli anche quella di dettare due righe per il padre Francesco, morto nel 1998?
Sul necrologio del boss padre di boss però ci sarebbe qualcosa da dire comunque. Io ho scoperto questa cosa dal racconto di un collega bravissimo, Giacomo Di Girolamo, un giornalista conterraneo di Messina Denaro che, tra le altre cose, conduce ogni giorno su Rmc 101, la radio più ascoltata del trapanese, la trasmissione Dove sei, Matteo? Un indizio al giorno alla ricerca di Matteo Messina Denaro.
Si dice che il necrologio lo scriva il boss in persona. Negli anni è stato tutto un fiorire di citazioni, testi lunghi e poetici, passi biblici. Perché il 49enne Matteo, anzi "Alessio" (uno dei tanti soprannomi), l'Assoluto, Diabolik, a suo modo è uomo di cultura senza aver studiato, mafioso atipico che legge la Bibbia ma non è credente. E allora ecco nel 2003 eloquenti versetti evangelici: «Beati i perseguitati, perché di essi è il regno dei Cieli» (dal vangelo secondo Matteo - sic - 5,10). Nel 2005 è toccato addirittura alla letteratura più elevata, Lucrezio e il De Rerum Natura. E l'anno dopo torna la Bibbia, con un pezzo dell'Ecclesiaste direttamente in latino. Tradotto: «C'è un tempo per nascere e un tempo per morire, ma solo chi lo vuole davvero riesce a volare, e il tuo volo è stato il più sublime in eterno».
Troppo clamore, però. Quello che di solito passava sotto un silenzio neanche tanto casuale, comincia a suscitare qualche interesse e curiosità. Il pm Antonio Ingroia commentava che questo necrologio latineggiante è la conferma che i mafiosi non sono più «pecorai che stanno rinchiusi in tuguri tra ricotta e cicoria». E da quel momento le parole di cordoglio si sono fatte più sobrie. Fino al necrologio del 2010, replicato praticamente identico quest'anno (a pagina 31):


Matteo, la madre e le sorelle quest'anno l'hanno ricordato così. C'è il nome, qualche grassetto maiuscolo, le date: il minimo indispensabile. Una cinquantina di euro.

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