lunedì 1 settembre 2014

Sicilicon Valley

Si chiama OS X Yosemite ed è il nuovo sistema operativo di Apple. Debutterà ufficialmente sul mercato entro la fine di quest'anno, ma già a fine luglio è stata rilasciata la versione "beta". Una delle novità più grosse (almeno per me che non sono nativo digitale e ho scarsa fascinazione per le innovazioni tecnologiche, soprattutto quando si risolvono in guerre di religione Apple vs. Windows, ndr) è che sarà possibile selezionare tra le lingue preferite, nelle impostazioni del sistema, anche il siciliano e il napoletano. Anzi, il "sicilianu" e il "napulitano". E sottolineo lingue. Non dialetti.
Infatti dalle parti di Cupertino hanno preso alla lettera, molto più di quanto non abbia fatto la Repubblica Italiana, quello che l'Unesco ha riconosciuto ormai da tempo, e cioè che i due dialetti maggiori del Sud Italia in realtà sono due lingue madri, da tutelare come altre a rischio di scomparsa. Il siciliano, linguisticamente, non deriva dall'italiano ma direttamente dal latino. E così gli sviluppatori della Silicon Valley hanno deciso di fornire i servizi del nuovo sistema operativo anche nelle lingue "terrone". Apple, mela, in siciliano si tradurrebbe pumu. Tuttavia, ciò non vuol dire che Yosemite (letteralmente, dato che siamo in tema di analisi linguistiche, significa "coloro che uccidono": spero non vogliano tradurre anche questo nome in siciliano o napoletano...) parlerà concretamente siculo. Affinché il Mac faccia sentire tutta la sua sicilianità e/o napoletanità, ci vorranno delle app che prevedano l'utilizzo di termini in queste lingue. Al momento, continua a parlare italiano. Senza inflessioni.

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