giovedì 24 settembre 2015

La casetta delle lettere

La letteratura è la dimostrazione che la vita da sola non basta. In Sicilia più che altrove. Ma da sole le parole non bastano e ci vuole qualcosa di concreto, anche per il visitatore che voglia fare della letteratura ragione del suo viaggio. Un tour che scavi nelle memorie, le più intime. Come quelle custodite nelle case dei grandi nomi della letteratura della Trinacria.
In principio fu il Caos. Non si può che partire da qui, da Luigi Pirandello. Nella terra che vanta ben due premi Nobel, è lui il padre nobile di un tour letterario che si rispetti. Padre nobile e «figlio del Caos». Il Caos, appunto: la contrada di campagna, ad Agrigento, nella quale Pirandello nacque nel 1867. «Una notte di giugno caddi come una lucciola sotto un gran pino solitario in una campagna d’olivi saraceni affacciata agli orli d’un altipiano di argille azzurre sul mare africano». Il pino non è più in piedi, ma riposa adagiato lì vicino, vittima del tempo, del maltempo e dei mala tempora. Ma la casa continua a macinare record di visite. Come un’ultima propaggine della Valle dei Templi, un tempio essa stessa.
Non è un tempio, ma una discreta casa adagiata nel presepe di stradine del centro storico di Modica, invece, l’abitazione natale dell’altro Nobel siculo, Salvatore Quasimodo, geometra ermetico entrato nell’Olimpo delle lettere da figlio di ferroviere (una vecchia e sgrammaticata lapide in pietra gli attribuiva pure un inesistente ‘Nobel per la Poesia’). Qui nacque nel 1901, ma andò via presto da «esule involontario». Sotto il costone dominato dal Castello dei Conti, in via Posterla, il museo custodisce libri, scritti e arredi originali. E vi risuona la voce del poeta.
Ma non tutto è visitabile, purtroppo. Le case di Leonardo Sciascia, a Racalmuto (Agrigento), sono state messe in vendita, per mancanza di fondi. Le amministrazioni locali hanno proposto una colletta e scritto pure al governo nazionale. Il turista deve solo sperare: intanto può camminare insieme a Sciascia, sul corso principale del paese. Lui è lì, in bronzo, svelto, sigaretta in mano, a gettare l’ennesimo sguardo su bellezze e brutture della vita. In attesa di ritrovare, forse, la via di casa.
Contorta anche la via di casa per Giovanni Verga. Nato a Catania. Anzi no: alcuni lo vogliono nato a Vizzini e solo registrato all’anagrafe catanese. Dunque una casa-museo all’ombra dell’Etna e un’altra, dedicata all’immaginario verghiano, proprio a Vizzini. Non male, per il maestro del verismo...
Di case ne aveva tante il nobile Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Le atmosfere del Gattopardo sono custodite nei saloni di palazzi sontuosi, castelli e ville Liberty. Partendo da Santa Margherita Belìce (Agrigento) dove spicca Palazzo Filangeri di Cutò – casa della madre e oggi sede del Comune e del Museo del Gattopardo – fino a Villa Piccolo, a Capo d’Orlando, sulla costa tirrenica messinese. Qui, dai cugini, confidava Tomasi, «ritrovo non soltanto la ‘Sacra Famiglia’ della mia infanzia, ma una traccia, affievolita, certo, ma indubitabile, della mia fanciullezza a Santa Margherita e perciò mi piace tanto andarvi». Era la casa di Lucio Piccolo, poeta esoterico: Ezra Pound spese per i suoi versi un impegnativo «magnificent».
E magnifica è anche l’ultima, colorata tappa di questo tour. A Marzamemi, estremo sud dell’Isola, delizioso borgo che fu di pescatori e tonnare. Nessuna casa-museo, solo una casetta, rossa con finestre gialle e verdi, adagiata su un isolotto. Ci veniva spesso Vitaliano Brancati, ospite del cugino. Non si può visitare. Ma ammirare sì, lì, quasi alla confluenza tra due mari, come una metafora della Sicilia e delle sue letterature.

[articolo pubblicato sul Quotidiano Nazionale]


P.S. Nell'originale ho commesso un'imprecisione, che correggo com'è giusto: sulla vecchia lapide a casa Quasimodo non c'era scritto "quì". L'errore è un altro – peggiore. Passi infatti l'ortografia, ma sbagliare l'intestazione del Nobel... Mi sono evidentemente confuso con un altro accento sbagliato. Càpita. L'importante è averla capìta.