sabato 17 giugno 2017

Watersgate


«Ti raccomando i miei libretti, Quinziano, se tuttavia posso chiamarli miei, dato che li recita uno dei tuoi amici...». È il primo secolo dopo Cristo e per la prima volta nella storia viene documentato l'uso del termine "plagio" nel senso di violazione del diritto d'autore. Letteralmente, il termine latino "plagium" indicava la riduzione di un uomo libero in stato di schiavitù, o anche il furto di uno schiavo. Quei versi erano di Marziale, epigramma 52 (libro I). Si lamentava con l'amico perché qualcun altro si era appropriato dei suoi versi e li spacciava per propri.
Quindi il plagio del diritto d'autore è questo, anche quasi duemila anni dopo. Cito da una storica sentenza della Corte Costituzionale: «l'azione di farsi credere autore di prodotti dell'ingegno altrui e quella di riprodurli fraudolentemente».
Ecco, tecnicamente, secondo il tribunale di Milano, la copertina dell'ultimo disco di Roger Waters, l'ex leader dei Pink Floyd, è un plagio. La copertina, non la musica, attenzione. Non è come Michael Jackson che scopiazza Al Bano... Il disco, is this the life we really want?, è uscito il 2 giugno e segna il ritorno da solista in studio di Waters dopo 25 anni. Di tempo per riflettere sulla copertina ne ha avuto tanto, ma non è bastato. E infatti è incappato in un grosso scivolone.
La cover, l'involucro, il libretto illustrativo, le etichette, il merchandising: tutto più o meno copiato, dicono i giudici milanesi, dalle opere di Emilio Isgrò, uno dei più grandi artisti contemporanei viventi, pittore e scrittore, siciliano di Barcellona Pozzo di Gotto, esposto nei musei più prestigiosi del mondo. Isgrò è celebre per le cancellature, sua cifra stilistica fin dagli anni Sessanta (anche se la tecnica del caviardage è precedente). E sul disco di Waters le cancellature sono ovunque, appunto, davvero molto simili a quelle dell'artista concettuale siciliano. Come se avesse riprodotto i tagli di Lucio Fontana o i quadri specchianti di Michelangelo Pistoletto. Quelle cancellature, secondo la critica e in parte per il diritto d'autore, "appartengono" a Isgrò. «Ammiro Waters, ma questo è un plagio palese», commenta laconico l'artista siciliano.
Il caso è senza precedenti. Il tribunale, accogliendo il ricorso dei legali di Isgrò, ha ravvisato in via cautelare gli estremi del plagio – che peraltro anche molte recensioni avevano notato... – e dunque ordinato a Sony Italia (che distribuisce il disco prodotto da Columbia Records) di bloccare la vendita dell'album di Waters. Il 27 giugno la prossima udienza nella quale Sony potrà opporsi al provvedimento. Stando alla Convenzione di Basilea sul diritto d'autore, se i giudici dovessero decidere nel merito a favore di Isgrò, cause del genere potrebbero replicarsi all'estero. Il decreto della giudice Silvia Giani apre però alla possibilità di una «composizione bonaria», anzi sembra proprio auspicarla. Sarebbe un peccato se l'ultima cancellatura di Emilio Isgrò fosse Roger Waters...
È davvero questa la vita che vogliamo? (cit.)

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