lunedì 31 gennaio 2011

Venere va veloce

Venere di Morgantina. Chi era costei? Una statua scolpita nel V secolo a.C. da un allievo di Fidia. Dal 1988 è conservata al Paul Getty Museum di Malibu, dopo esser stata rubata dall'area archeologica di Morgantina qualche decennio prima. Finalmente si è raggiunto un accordo (ma non sono mancate le sentenze dei tribunali...) per il rientro della statua ad Aidone, in provincia di Enna. I tempi però sono un po' strani: arriverà a fine febbraio, ma l'inaugurazione al museo della cittadina avverrà due mesi dopo. E fino ad aprile dove starà la Venere? In un sottoscala, forse.
Fino a sei mesi fa, si diceva che sarebbe stata collocata nella quattrocentesca chiesa di San Domenico: una statua greca forse c'entra poco con un tempio cattolico, ma la cornice sarebbe comunque carina. Invece adesso si opta per una sala di 45 mq nel vecchio museo archeologico. Il preside della facoltà di Architettura e Ingegneria dell'Università Kore di Enna, Giovanni Tesoriere, parla esplicitamente di "sottoscala" e trova la sponda di Vittorio Sgarbi (gran fiutatore di polemiche). I vertici del museo e del parco archeologico respingono le accuse, ma il sindaco di Aidone, Filippo Gangi, lancia l'allarme per i ritardi nei lavori in vista dell'inaugurazione, che vedrà la partecipazione del Presidente della Repubblica.
Ma Gangi non si perde d'animo e va oltre. Fa sua la proposta della Camera di Commercio ennese e rilancia l'idea del "Rally della Venere". A Enna c'è il circuito automobilistico di Pergusa e Gangi è d'accordo con l'ipotesi di inserire nella stagione motoristica una gara dedicata alla dea statuaria o statua divina, che tocchi le aree archeologiche di Morgantina e di Piazza Armerina (Villa Romana del Casale). L'obiettivo è attirare non solo gli appassionati di arte, cultura, archeologia, ma anche i turisti sportivi.
L'idea non è così assurda, per carità, ma non è più urgente pensare prima a dove sistemare per bene la statua?
Del resto, donne e motori...

venerdì 28 gennaio 2011

Il disordine dei giornalisti

Otto siciliani e un campano (Giancarlo Siani, a colori)
Otto. Otto su undici. Undici sono i giornalisti uccisi in Italia dalle mafie e dal terrorismo negli ultimi cinquant'anni. Otto sono quelli uccisi dalla mafia siciliana. Otto siciliani. L'ultimo in ordine di tempo è Beppe Alfano, assassinato diciotto anni fa. Ma molti sono ancora minacciati, come Lirio Abbate e Pino Maniaci. Insomma, fare informazione e giornalismo in Sicilia non è facile.
In realtà vorrei parlare d'altro, infondere un pizzico di ottimismo e dare qualche buona notizia. A chi e su chi di mestiere fa notizia. Le opportunità di lavoro per i giornalisti in Sicilia ci sono, eccome. Mica sono tutti bersagliati dalla mafia.
Ha fatto storia l'assunzione per chiamata diretta e sine titulo di 23 (ventitrè) caporedattori all'ufficio stampa della Regione Siciliana nel 2006. Abile mossa pre-elettorale di Totò Cuffaro. Cioè, furono assunti ventitrè giornalisti e tutti venivano pagati con 3.800 € al mese, tutti caporedattori. Comunque Cuffaro è stato prosciolto nel settembre 2010 dall'accusa di concorso in abuso d'ufficio per quelle assunzioni. Assolto perché il fatto - in quel caso... - non sussiste.
Ma le opportunità di lavoro per i giornalisti siciliani si erano già allargate negli scorsi anni addirittura per legge. La legge nazionale 150/2000 prevede l'istituzione obbligatoria di uffici stampa negli Enti locali. Un provvedimento regionale del 2002 e soprattutto un protocollo d'intesa del 2005 tra l'Anci Sicilia e l'Assostampa ne hanno imposto la creazione per le Province e per i Comuni con più di diecimila abitanti. L'assessorato per le Autonomie locali e la Funzione pubblica, guidato da Caterina Chinnici, ha avviato un monitoraggio per sapere a che punto è la situazione. Sui 117 obbligati per legge, sono solo 40 gli Enti che hanno istituito gli uffici stampa pubblici. In realtà il risultato è provvisorio, perché ancora non hanno risposto tutte le amministrazioni interessate. L'assessore Chinnici ricorda che occorrono "correttezza e trasparenza" per dare visibilità all'azione della pubblica amministrazione. Però la normativa non è applicata in maniera uniforme, anche "grazie" alla Corte Costituzionale che nel 2007 ha dichiarato illegittime alcune norme sui profili contrattuali e giuridici dei giornalisti degli uffici stampa. Insomma, la legge andrebbe rivista.
Ma il deficit di comunicazione istituzionale non è solo giornalistico. Su 390 Comuni siciliani, 23 (numero maledetto...) non hanno ancora attivato né istituito gli Urp, gli uffici per le relazioni con il pubblico. A diciassette anni dalla legge che ne prevedeva la creazione. Per gli enti inadempienti sono già pronti i commissari ad acta.
Occhio alla penna.

giovedì 27 gennaio 2011

Comodità svedesi

Dici Svezia e cosa ti viene in mente? Poche cose, a dire il vero. Una di queste fa rima con "comodo" e "pratico". Esatto, la cosa principale a cui tutti pensiamo è Ikea. C'è anche Ibrahimovic, per carità. Ma non ce ne vogliano gli amici svedesi (uhm, forse questo blog non ne ha...), l'Ikea è uno dei simboli più importanti del Paese scandinavo.
Da tre anni si sa che a marzo 2011 aprirà un punto vendita Ikea a Catania. Le polemiche non sono mancate sin dall'inizio e si fanno sempre più aspre. Il centro commerciale sarà in contrada Buttaceto, costruito al posto dell'ex stabilimento della Cesame2, ditta che produce sanitari. La Cesame è in grande crisi e i suoi dipendenti sono ora senza lavoro. Il presidente della Regione Lombardo ha chiesto a Ikea di assumere ex lavoratori Cesame, ma la risposta è stata negativa. Per 240 posti di lavoro, a settembre avevano presentato la domanda 40 mila aspiranti ikeisti. Lombardo non le manda a dire, come spesso gli capita: «Conservano l'atteggiamento tipico dei gruppi stranieri che vengono in Sicilia per farsi i loro porci comodi (sic). Non gliene frega niente di assorbire la forza lavoro. Grazie alle autorizzazioni facili hanno trovato terreno fertile per fare ciò che desiderano: contratti part-time da poche centinaia di euro».
La risposta dura a Lombardo arriva da uno dei suoi acerrimi neo-nemici politici, il suo successore alla presidenza della provincia di Catania, Giuseppe Castiglione. Lombardo si contraddice perché il ddl regionale sul commercio prevede sostegno a favore dei centri commerciali «sui quali, più che l'attenzione del mercato, ricade l'attenzione di diverse procure distrettuali antimafia», dice Castiglione. L'accusa non è affatto velata: «Sembrerebbe che per il presidente Lombardo sia inconcepibile la trasparenza adottata nella selezione».
Ecco bella e costruita la polemica fai-da-te. Di questo, in Sicilia, i magazzini sono sempre pieni.

mercoledì 26 gennaio 2011

Alto Irminio/Südsizilien

Un angolo estremo d'Europa, parola del filosofo irlandese George Berkeley. Già nel Settecento lo sapevano che l'attuale provincia di Ragusa è lontana e isolata. Ma forse l'isolamento non è sempre un male. Quasi tutti dicono che quest'area è diversa dal resto della Sicilia, si sta un po' meglio, il tenore di vita è il più alto del sud Italia. A tal punto che già nel giugno 1997, l'allora presidente della provincia Giovanni Mauro la sparò grossa e propose la secessione (sic) di Ragusa dall'Italia, perché non riceveva i finanziamenti promessi dal governo nazionale. I politici locali sono spesso molto "dinamici" e nel solco di Mauro anche il sindaco di Ragusa, Nello Dipasquale, è orgoglioso di rivendicare la diversità della provincia iblea.
Siamo alle soglie del 150° anniversario dell'Unità d'Italia ma è forte la voglia di separarsi piuttosto che di unire, anche in Sicilia c'è fame di autonomia. Dipasquale ha fatto sua la proposta provocatoria di un certo Giorgio Sortino: "Facciamo della provincia di Ragusa la Bolzano del sud". Sortino è il presidente dell'Evr-Ups, sigla complessa che riunisce l'Ente Vertenza Ragusa e l'Unione Province Siciliane; negli anni '90 si è fatto notare per l'idea di mantenere in Sicilia le accise dei proventi delle ricerche petrolifere effettuate nell'Isola.
Per diventare provincia autonoma bisogna "solo" cambiare la Costituzione, dunque è chiaro l'intento provocatorio dell'ipotesi, che torna puntualmente a riaffacciarsi in tempi di crisi - politiche più che economiche.
Io mi chiedo piuttosto se anche a Ragusa verrà introdotto il bilinguismo. Italiano e dialetto vanno bene?

martedì 25 gennaio 2011

Angelini e demoni

Cuffaro è in carcere e tutti si chiedono cosa potrà succedere adesso. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano avverte i siciliani. Dopo l'arresto di Cuffaro «ci accorgeremo cosa cambierà in Sicilia alle prossime elezioni». Minaccia o promessa? Il problema non è più neanche politico, ma quasi antropologico: «La maggioranza dei siciliani resta di centrodestra e stanno (sta, ndr) subendo una violenza politica di un governatore che ha portato la sinistra, sempre sconfitta alle elezioni, al governo». Ah ecco, si riferisce a Lombardo. Non è chiaro se parli da ministro o stia studiando da futuro leader del centrodestra. Intanto garantisce che «alle prossime elezioni i cittadini (siciliani) si faranno sentire». Chi ha orecchie per intendere...

domenica 23 gennaio 2011

Totòmafia 2011

Salvatore Cuffaro alla fine è stato condannato. Si diceva che il procuratore generale volesse escludere l'aggravante del favoreggiamento per mafia e invece l'ex presidente della Regione Sicilia ha visto confermata in Cassazione la pena a sette anni di carcere. Totò Vasa Vasa si è già costituito a Rebibbia e ora decadrà da senatore.
Ricordo una cosa che raccontò alla fine del 2005 Rita Borsellino a Modica durante la campagna elettorale per le primarie regionali del centrosinistra. In quel periodo il presidente Cuffaro aveva fatto tappezzare l'Isola con costosi manifesti che si professavano anti-mafia. Rita ne citava uno "ritoccato" a Palermo:
"La mafia fa schifo" ... Ma Totò Cuffaro mancu cugghiunìa!
Ora la Borsellino dice di aver apprezzato "l'atteggiamento serio e dignitoso" con cui Cuffaro ha accolto la sentenza. Sarà, ma in ogni caso stavolta i cannoli devono essergli andati di traverso.

sabato 22 gennaio 2011

Dal Librino al Sundance

L'Italia non è un paese per Oscar, questo ormai lo sappiamo. Chissà che non vada meglio con altre rassegne cinematografiche o con altri festival. Al Sundance Film Festival, simbolo del cinema indipendente, ci sarà un solo titolo italiano in concorso, I baci mai dati di Roberta Torre (regista del memorabile Tano da morire). Io non ho visto il film, ma a Venezia si è meritato dieci minuti di applausi. Ma non parlo di cinema né di premi né di concorsi, non sono un esperto. Mi interessa la storia, soprattutto il luogo. Ecco la sinossi:
«Estate. La periferia infuocata di una città del sud: Librino, Catania, una grande città nella città, di quelle costruite senza misura d'uomo da architetti giapponesi. Manuela, tredici anni, e la sua famiglia: Rita la madre, un'esistenza strappata a morsi alle delusioni, Marianna la sorella bella e intoccabile e Giulio il padre, un fallito di talento. Più che una famiglia una bomba pronta ad esplodere. Manuela corre sul suo vecchio motorino ma si sa che non può andare molto lontano, le strade della periferia di Librino sono una strana commistione di passato e futuro almeno fino a quando un giorno la Madonna non la vede...»
Librino, dunque. Quartiere periferico di Catania, vicino all'aeroporto. Una città medio-piccola, 70mila abitanti in un solo quartiere. Doveva essere una città-satellite modello, a progettarla negli anni Settanta fu chiamato addirittura l'architetto giapponese Kenzo Tange. Ora è un grande complesso di palazzoni in degrado e abbandono. Cattiva gestione delle amministrazioni cittadine, criminalità, abusivismo: la fama di Librino è pessima. Il quartiere però prova a reagire. La viabilità è migliorata, c'è chi finalmente si ribella e l'associazione Fiumara d'Arte propone una "rivalorizzazione culturale e artistica" dell'area.
Librino potrebbe rinascere. Intanto però a ridosso del quartiere è stato costruito un grande centro commerciale che probabilmente diventerà un luogo asettico di (a)socialità. Perché forse Tange, come Gregotti con lo ZEN di Palermo, non intendeva costruire un luogo non a misura d'uomo; la colpa è del disinteresse delle istituzioni e della loro indifferenza verso la ghettizzazione in questi quartieri.
Speriamo bene, e speriamo in un successo negli Stati Uniti. Successo non puramente cinematografico.

giovedì 20 gennaio 2011

Quelli che il... Daspo

Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive, Daspo. Il nome ormai è noto, lo si sente spesso.
È il provvedimento firmato dalla Questura e convalidato dal Gip dopo gli episodi di violenza negli stadi. Dunque non fa più notizia, neanche se gli scontri e i disordini succedono nelle serie minori di calcio. Però quando non coinvolge solo i "tifosi", vale la pena parlarne.
L'episodio in questione è la partita San Giovanni Gemini-Agrigentina, campionato di promozione della provincia girgentina, giocata il 19 dicembre 2010. I padroni di casa sono in vantaggio, quando gli avversari pareggiano in pieno recupero nel secondo tempo. Il gol viene contestato dai tifosi del Gemini, che però sono in buona compagnia. L'allenatore Raimondo Filippazzo e cinque calciatori (Cinà, Ballacchino, Castellini, Castiglione, Cupani: età media 22 anni) si lanciano all'inseguimento dell'arbitro, "salvato" dai carabinieri.
Da oggi non potranno più assistere per tre anni a manifestazione sportive e dovranno presentarsi alla polizia o ai carabinieri al 10° ed al 40° minuto di ogni tempo nelle giornate in cui scenderà in campo il San Giovanni Gemini. Carriera praticamente finita. Insieme a loro, il Daspo è toccato pure a tre ultrà, scalmanati più degli altri, ma soprattutto a un dirigente della squadra, Giovanni Militello. Quando l'esempio viene dall'alto...

mercoledì 19 gennaio 2011

Sgarbi e mancanze di rispetto

Per chi non lo sapesse, il vulcanico ed eclettico Vittorio Sgarbi è stato fino a questa mattina il sindaco della città di Salemi, in provincia di Trapani. Come sia finito lì era una specie di mistero già dal giugno 2008, quando è stato eletto con una strana coalizione di centro. Poi ha inventato assessorati fantasiosi: un mese fa Morgan è andato a occupare la carica, che era già stata di Oliviero Toscani, all'Ebbrezza, alla Creatività, ai Diritti Umani e alle Visioni; Graziano Cecchini, quello che colorò di rosso la Fontana di Trevi, era assessore al Nulla (sic!). Il bibliotecario era invece Philippe Daverio. Le funzioni di amministrazione ordinaria le coprivano in realtà il vicesindaco e altri assessori.
Oggi Sgarbi ha lasciato. L'aveva minacciato. Si è dimesso perché la prefettura di Trapani gli ha revocato la tutela assegnata nel 2009. Il critico d'arte dice che mancano le garanzie per proseguire a fare il sindaco di Salemi. Si è esposto troppo, contro la mafia dell'eolico e contro la speculazione; da quando è stato eletto, ha ricevuto telefonate anonime e minacce. Ma le dimissioni non bastano, con qualcuno Sgarbi se la deve pur prendere. E se la prende con i giudici: «La tutela viene facilmente assegnata a magistrati di cui spesso non si è apprezzata alcuna attività repressiva rispetto a comportamenti documentatamente criminosi e devastanti per il territorio». A parte il fatto che "documentatamente" è proprio brutto, nulla di nuovo sotto il sole della Sicilia. E non solo della Sicilia. L'attacco alla magistratura, sport tra i più diffusi e praticati. Poi arriva il colpo ad effetto, a dire il vero neanche troppo originale e inatteso. Vittorio Sgarbi ce l'ha pure con i "professionisti dell'antimafia". Guarda un po'...
«La stessa istituzione del museo della mafia ha rappresentato una proposta altamente rischiosa, non diversamente, per esempio, dalle denunce giornalistiche e letterarie di Roberto Saviano a cui nessuno si sognerebbe di togliere la scorta. Evidentemente chi non rientra nelle logiche dell'antimafia di maniera, non merita di essere tutelato»
Il Museo della Mafia è una delle iniziative più discusse e provocatorie di Sgarbi. L'anno scorso è stato vietato l'ingresso ai minori di 16 anni, per alcune immagini troppo crude.
Per il presidente della provincia di Trapani, Mimmo Turano, Vittorio Sgarbi è «un imprescindibile polo di riferimento per la lotta alla mafia e alla criminalità organizzata». A prescindere, diceva il principe De Curtis.

P.S. Lo ammetto. Sgarbi è sorprendente, non si perde mai d’animo. Ora pare che si sia offerto come candidato sindaco per il centrodestra di Fermo, nelle Marche. Sindaci si nasce, e lui modestamente lo nacque.

Aggiornamento del 28 gennaio 2011. L'imprevedibilità di Sgarbi è tale che in realtà l'annuncio di dimissioni era un coup de théâtre, per non dire proprio una farsa. Il critico d'arte si sarebbe solo auto-sospeso da sindaco, un istituto giuridico che non esiste. Il primo cittadino salemitano è ancora lui.

domenica 16 gennaio 2011

Tunisi vicina e lontana

La situazione delle rivolte popolari in Tunisia è ancora molto grave. Continuano gli scontri e aumentano i morti. Per ragioni di sicurezza, la compagnia Grandi Navi Veloci ha sospeso i collegamenti verso Tunisi, da Palermo e da Genova.
Il viceconsole tunisino a Palermo,
Walid Hajjem
Ma le manifestazioni sono arrivate anche in Italia. Oltre all'ambasciata romana, ci sono cinque consolati di Tunisia. Uno di questi è a Palermo. I tunisini, 16 mila, sono il secondo gruppo di stranieri residenti in Sicilia, in alcune aree costituiscono una percentuale significativa della popolazione locale. Nel centro del capoluogo siciliano è stata organizzata una manifestazione dai collettivi studenteschi e universitari in segno di solidarietà con il popolo tunisino. In corteo decine di membri della comunità tunisina di Palermo, che hanno intonato slogan contro il presidente Ben Ali. In Sicilia sono arrivate anche le speranze di chi festeggia per la fuga del dittatore. «Il suo partito, il Raggruppamento Costituzionale Democratico, non aveva niente di costituzionale ma era una associazione di stampo mafioso». Bellissima definizione data da Khadija, tunisina in Sicilia.
Mi ricorda quello che mi disse un anno fa Z.I., un ragazzo tunisino che ho conosciuto quando lavoravo in carcere a Modica: che democrazia è quella in cui uno vince con il 90% dei voti?

giovedì 13 gennaio 2011

La passione della Valletta per i calciatori

La Sicilia ha due squadre di calcio in serie A, Palermo e Catania, più una manciata di formazioni nelle serie professionistiche minori. Questo non basta a scalare le graduatorie sullo sport in Italia. Eppure, qualcuno potrebbe persino vedere nella Sicilia il suo "Eldorado". Qualcuno a Malta, per esempio. L'opinione è mia, non se la prendano gli amici dell'Isola dei Cavalieri. Qualche giorno fa ho letto sul Times of Malta un articolo sulla ricerca di un tale Emren John Vella, fanatico di calcio che si preoccupa dei motivi per cui Malta non riesce a raggiungere livelli e risultati importanti nel football. Le risposte non sono poi così difficili da trovare: un Paese piccolo, poco abitato, calcio semi-professionistico (o semi-dilettantistico?), scarsi investimenti. Più interessanti le eventuali soluzioni. Già da tempo ho notato che in giro per la Rete, in molti blog, si suggerisce di far giocare qualche club maltese in Italia. L'ipotesi è stata presa in considerazione addirittura da Louis Micallef, un alto dirigente della federcalcio maltese. Vella propone che le migliori squadre maltesi vadano a giocare nelle serie minori delle leghe italiane, naturalmente in Sicilia, così i costi non sarebbero esagerati. D'altra parte le due isole sono vicine, ci vuole un'oretta di catamarano per arrivare a Malta da Pozzallo (a sud di Tunisi...).
Il modello sono evidentemente i team gallesi che giocano nei campionati inglesi, o forse il San Marino che gioca nella ex C2 italiana (ma tutte le altre squadre della Repubblica del Titano giocano nella loro piccola patria), o il Monaco nel campionato francese. Ma il livello non è lo stesso. Quasi tutti i nazionali maltesi giocano in patria, tranne un paio tra Inghilterra (ma in Championship, la serie B), Ungheria, Australia e Nuova Zelanda (sic). Ma la Sicilia è sempre all'orizzonte. Su alcuni siti maltesi si è parlato nei mesi scorsi di Vincenzo Camilleri, difensore della Juventus, ora alla Reggina, nato a Gela. Il cognome Camilleri è sul podio dei tre più diffusi nell'Isola dei Cavalieri e a La Valletta ci si chiedeva se il calciatore avesse origini maltesi e fosse eleggibile per la nazionale al 111° posto del ranking Fifa.

Aggiornamento del 26 marzo 2013. In occasione della partita di qualificazione ai Mondiali 2014 tra Malta e Italia a Ta' Qali, scopro che la nazionale maltese è scivolata addirittura al 147° posto del ranking Fifa. E sottolineo con un sorriso compiaciuto, ripensando a questo vecchio post, la presenza in campo tra i maltesi di giocatori che si chiamano Clayton Failla, Ryan Camilleri, André Schembri, Jonathan Caruana. Cognomi siculi, nomi un po' meno.

mercoledì 12 gennaio 2011

Partito e mai arrivato

Percentuali bulgare: 97,4% a Caltagirone, 93% in otto comuni dell'ennese. Non si tratta di un voto dei soviet supremi locali (al centro della Sicilia sono improbabili), ma dei referendum (anzi, referenda) con cui gli elettori del Partito Democratico si sono espressi contro l'alleanza del centrosinistra con il Mpa alla Regione. Il voto è netto, il no all'accordo lo è ancora di più. Il piddì che sta con la quarta giunta Lombardo dice che sono andati a votare anche elettori di centrodestra, giusto per il piacere di mettere in difficoltà il partito guidato da Giuseppe Lupo. Il segretario regionale aveva pure commissariato il circolo di Caltagirone, perché il referendum sarebbe illegittimo. Però anche alle primarie regionali del 2009 poteva votare chiunque, compresi i non tesserati. E poi si è votato a Caltagirone ed Enna e toccherà presto a Gela: le uniche aree della Sicilia dove il centrosinistra ancora prende voti e "governa". A Caltagirone il Pd vince le elezioni, designa deputati, amministra da tempo e bene, con una gestione trasparente ed esemplare, per stessa ammissione dei vertici regionali del partito. Enna è l'inespugnabile feudo di Vladimiro "Mirello" Crisafulli, chiacchierato e discusso onorevole di sinistra, comunque sempre gradito alle segreterie centrali. Gela ha avuto persino un sindaco comunista, Saro Crocetta, ora eurodeputato.
I voti sono simbolici, non avranno alcun riflesso concreto sulla politica del Pd nei suoi rapporti con Lombardo. Però sono il segnale dell'insofferenza, del disagio e della rabbia di un elettorato che in buona parte non si spiega come si sia potuti passare dall'opposizione all'ingresso in giunta al posto del Pdl. Nell'Isola abbondano ormai le amministrazioni "ibride", dove sembra ingenuo distinguere tra destra, sinistra e centro. Si insiste a parlare di laboratorio-Sicilia, ma da certi esperimenti ogni tanto nasce pure Frankenstein.

lunedì 10 gennaio 2011

Isolani isolati #2

Dopo le Eolie, ora tocca a Pantelleria. I disagi per le isole minori siciliane non finiscono mai.
I titolari delle edicole di Pantelleria hanno ricevuto un'email dell'Anpress, l'azienda responsabile della distribuzione dei giornali nell'isola, comunicando che da oggi fino al mese di aprile non saranno più inviati i quotidiani, escluso il Giornale di Sicilia. Non è la prima volta che accade e il sindaco Alberto Di Marzo non può far altro che protestare. Insomma, mandare giornali per i soli panteschi evidentemente non conviene, meglio aspettare che sull'isola arrivino i turisti. Non è un caso che i giornali siano consegnati regolarmente nel periodo estivo e invece "scompaiano" in inverno. Ora l'unico mezzo disponibile per il trasporto sarebbe la nave che parte da Trapani a mezzanotte; i giornali arriverebbero praticamente già vecchi. Finora invece i giornali arrivavano via aerea, ma nella mail non si spiega se ci siano delle ragioni economiche per la sospensione del servizio.
Spero di non dover aggiornare con altri disservizi nelle rimanenti isole minori.

domenica 9 gennaio 2011

Chiuso per omertà

Devo ammettere che avevo un po' trascurato la notizia di un omicidio avvenuto il 26 dicembre scorso a Barrafranca, in provincia di Enna. In una sparatoria davanti a un bar del paese, era stato ucciso Maurizio Marotta, emigrato in Germania e tornato in Sicilia per le feste. Probabilmente una vera esecuzione di stampo mafioso.
Oggi in Prefettura si è riunito il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza e il sindaco di Barrafranca, Angelo Ferrigno, ha preso una decisione clamorosa e simbolica. Il titolare del bar aveva assistito suo malgrado all'omicidio di Marotta, ma non ha voluto collaborare con le forze d'ordine. Almeno così pensano gli investigatori, poco convinti dalla sua testimonianza. Dunque Ferrigno decide di dare un segnale ed emette un'ordinanza: bar chiuso per cinque giorni e multa di cinquanta euro.
Il barista potrebbe aver taciuto per paura di rappresaglia e vendette, ma la sua reticenza gli è costata qualche giorno di ferie. Forzate.

sabato 8 gennaio 2011

L'utilità della milza

Quando sono arrivato a Milano, è stata una bella sorpresa trovare in pieno centro, a due passi dal Duomo, una "succursale" della famosa Antica Focacceria San Francesco di Palermo. Bel posto, la San Francesco, ci passava spesso Leonardo Sciascia (lo ricordano i Modena City Ramblers nella loro La Banda del Sogno Interrotto). Si dice che anche Garibaldi si sia fermato lì nel 1860 a fare uno spuntino. Cibo di strada tipicamente palermitano - non siciliano, eh. Pane e panelle, sfincioni, ma il simbolo è 'u pani ca' meusa, il pane con la milza. Buonissimo.
Ora dopo Milano, ci si prepara a sbarcare a Fiumicino. In tutti i sensi. La San Francesco ha vinto la gara della società Aeroporti di Roma (AdR) per l'assegnazione dello spazio ristorazione al terminal partenze D del "Leonardo da Vinci". Si aggiungerà agli altri due punti vendita già aperti nel centro della Capitale. L'obiettivo è espandere ancora di più l'attività commerciale ed "esportare" la cucina siciliana, con una settantina di locali tra l'Italia e l'estero. A febbraio è prevista un'apertura a Napoli.
Un successo imprenditoriale ma soprattutto una bella rivincita. La focacceria è diventata anche un simbolo della lotta alla mafia, da quando i proprietari, i fratelli Conticello, hanno denunciato nel 2005 le intimidazioni e le richieste di pizzo (che però sarebbero arrivate anche a Milano, via 'ndrangheta).
Chissà che oltre al pane ca' meusa non si riesca a esportare pure una cultura antimafia.

mercoledì 5 gennaio 2011

Barriere dello Sport

Le classifiche del Sole 24 Ore, diciamolo pure, sono sempre abbastanza severe con la Sicilia. Con piena ragione, peraltro. Quella sull'indice di sportività delle province italiane nel 2010 conferma una regione attardata anche nell'ambito dello sport.
La prima delle siciliane è Siracusa, al 57° posto della graduatoria nazionale. Segue a tre lunghezze Catania, che invece nel 2009 era la prima provincia dell'Isola (ma al 58° posto); subito dopo c'è Messina al 62°. Le altre, da Palermo ad Agrigento, occupano posizioni di bassissima classifica. La città dei Templi è addirittura l'ultima in tutta Italia.
Migliora dunque solo Siracusa (e lievemente Messina), grazie al ritorno della squadra del capoluogo nel calcio professionistico, all'organizzazione dei campionati nazionali di scherma e al contributo di discipline tradizionalmente forti in provincia (pallanuoto, basket femminile, pallamano, calcio a 5). A Catania e Palermo invece non bastano le squadre di calcio in serie A e in altre categorie professionistiche.
I parametri considerati non riguardano naturalmente solo le discipline sportive, ma anche i fattori che legano lo sport agli aspetti sociali, economici, culturali e storici del territorio. In questo senso, è quasi superfluo dire che la Sicilia arranca soprattutto per le scarse infrastrutture. Con un pizzico di cinismo e disillusione, direi: mancano le strade, figurarsi gli stadi...
Come dimostra Siracusa, però, è interessante che anche in terra di Trinacria i risultati migliori vengano da sport considerati minori (rispetto al calcio "cannibale"): rugby, hockey, pallanuoto, pugilato, scherma. Sottolineo, con una punta di orgoglio campanilistico, che il presidente della Federazione Italiana Scherma  – e vicepresidente di quella internazionale – è il maestro Giorgio Scarso, di Modica. Inoltre, alcune province se la cavano discretamente con ciclismo e atletica, che vantano un buon numero di tesserati; addirittura sono gli sport di nicchia – come lotta e badminton – a permettere a cinque province (Palermo, Catania, Enna, Messina, Siracusa) di piazzarsi tra le prime venti in Italia.
Poi ci sono i dati sorprendenti, come in ogni classifica che si rispetti. Nella speciale graduatoria nazionale dello sport per disabili, Enna è seconda, Palermo terza, Ragusa quinta, Trapani sesta. Note positive arrivano anche dallo sport universitario a Catania, dal numero di arbitri di calcio tesserati e dalle strutture di controllo sanitario. Ricordo sempre che Zdenek Zeman si è laureato all'Isef di Palermo con una tesi sulla medicina dello sport...
Al di là dei numeri e delle posizioni in classifica, emerge che in tutta Italia conta tantissimo la diffusione dello sport – anche dilettantistico e giovanile – nei centri minori e non solo nei capoluoghi. La prima della graduatoria è Genova, ma senza la pallanuoto in provincia avrebbe "solo" il calcio ad alti livelli. Che non è evidentemente sufficiente, meno che mai in Sicilia.

martedì 4 gennaio 2011

La raccolta differente

A Ficarra, 1.600 abitanti sui monti Nebrodi, nel messinese, di emergenza rifiuti non si vuol proprio sentire parlare. Dal 1° gennaio, nel piccolo comune non si effettua più raccolta d'immondizia, dopo la rescissione del contratto tra la ditta che se ne occupava e l'Ato ME1, la società provinciale di gestione dei rifiuti.
Per scongiurare lo scoppio di una vera emergenza ambientale, il sindaco, alcuni assessori e consiglieri e altri volontari si sono improvvisati netturbini, o spazzini se preferite. Il primo cittadino Basilio Ridolfo, a capo di una giunta di centrosinistra, si è armato di buona volontà e con gli altri ha raccolto rifiuti lungo la strada principale, nelle contrade di campagna e nelle stradine del centro storico. I ficarresi hanno gradito e un privato cittadino ha addirittura messo a disposizione un piccolo autocarro per caricare l'immondizia.
Sicuramente un esempio curioso e interessante di buona amministrazione: il sindaco ha garantito che il servizio sarà replicato nei prossimi giorni, almeno fino a quando l'Ato non siglerà un nuovo contratto per la raccolta della spazzatura.
Tutto bene, insomma. No, invece no. I rifiuti sono stati temporaneamente depositati in cassonetti del Comune. Toccherà al sindaco emanare un'ordinanza per autorizzare... se stesso a gettare l'immondizia in discarica. Ma poiché a Ficarra si fa la raccolta differenziata (beh, questo è un bene...), i rifiuti non possono essere ammucchiati indistinti nei vari bidoni. L'iniziativa è lodevole, ma in sostanza fuori legge. Un paradosso tutto siciliano.
La buona volontà di Ridolfo e dei suoi concittadini merita comunque la giusta considerazione. I veri responsabili delle varie "emergenze" rifiuti in Sicilia sembrano piuttosto le società d'ambito (gli Ato, appunto). In ogni caso - fatte le debite proporzioni, per carità - io non ce li vedo a raccogliere rifiuti la Jervolino a Napoli e Cammarata a Palermo.

P.S. So già che il nome Ficarra avrà evocato ai più l'omonimo comico palermitano che fa coppia con Picone. Farà piacere dunque sapere che nel 2007 l'amministrazione guidata da Ridolfo ha conferito a Ficarra & Picone la cittadinanza onoraria. Al sindaco non manca il senso dell'umorismo.



lunedì 3 gennaio 2011

Isolani isolati #1

Le isole Eolie sono stupende. Le "sette sorelle" sono un gioiello della natura: dal 2000 l'Unesco le ha dichiarate patrimonio di tutta l'umanità, ma chiede giustamente di non violentarle con il cemento... Al di là della bellezza che affascina il turista, però viverci non deve essere affatto facile.
Nel 2011 appena iniziato, l'arcipelago riceverà forniture di acqua ridotte del 10 per cento, come aveva anticipato qualche tempo fa il ministero della Difesa, che ogni anno stanzia 15 milioni di euro. Nelle Eolie saranno dunque inviati 2 milioni di tonnellate di acqua potabile, 200 mila in meno rispetto all'anno da poco concluso. L'acqua arriva nei quattro comuni delle isole (Lipari, Malfa, Leni, Santa Marina Salina) da Napoli, con le navi-cisterna della società Vemar dell'armatore Domenico Ievoli. Lo stesso Ievoli che dieci giorni fa è stato assolto dal tribunale di Lipari per fatti risalenti al 2007, quando fu accusato - insieme al comandante di una delle sue navi - di aver causato rumori molesti a Stromboli e disturbato isolani e vacanzieri. Secondo il giudice, si trattava di "stato di necessità", era impossibile non fare rumore nelle operazioni di scarico dell'acqua. Ora che l'acqua da consegnare è di meno, forse si ridurranno anche i rumori...
Humour paradossale a parte, in questo periodo vengono fuori tutti i disagi degli eoliani, soprattutto dei residenti nelle isole più piccole. A Ginostra, sull'isola di Stromboli, niente messe a natale e a capodanno; il servizio postale è sospeso; tardano i lavori di messa in sicurezza del piccolo molo d'approdo. I fedeli di Filicudi, invece, hanno trovato chiuse le porte della chiesa di Santo Stefano, in località Valdichiesa. Il parroco don Lorenzo Bianco ha deciso, senza particolari motivazioni, di celebrare a capodanno una sola messa nel pomeriggio a San Giuseppe a Pecorini alto, cancellando la funzione mattutina nella chiesa principale dell'isola.
Oltre ai soliti problemi nei collegamenti con la terraferma, ora le Eolie dovranno fare i conti anche con le scorte d'acqua e con le preghiere razionate.

sabato 1 gennaio 2011

Donne che odiano le donne

Quando si parla di stalking, è automatico pensare a uomini che minacciano e rendono la vita impossibile alle donne. Nella maggioranza dei casi è così. Ogni tanto arriva qualche notizia curiosa di signore - anche "attempate" - che perseguitano giovani uomini con le loro attenzioni morbose.
Ma quello che è successo a Trapani ancora mi mancava. Una donna, Sandra Lidia Asaro, 40 anni, si è finta uomo e ha circuito quattro donne, tra cui una ragazza minorenne. Le accuse: violenza sessuale con l'inganno, stalking, violenza privata, falsa attestazione d'identità a pubblico ufficiale, estorsione. La donna si spacciava anche per avvocato, pur non avendo l'abilitazione.
Sono stati i genitori della minorenne a denunciarla. Si erano opposti alla strana relazione e anche loro erano stati minacciati.
La donna aveva ingannato le ragazze sulla propria identità sessuale, dicendo di essersi sottoposta a interventi chirurgici dopo un incidente stradale e di avere subito una modifica sessuale a causa di un carcinoma. In questo modo le quattro giovani vittime si erano convinte che lei fosse lui.
Disorientamento sessuale?