martedì 8 marzo 2011

Pesca di beneficenza

L'economia di un'isola si basa anche sulle risorse offerte dal mare che la circonda. Nel caso della Sicilia, il mare è tanto e le opportunità non mancherebbero. Qualcuno parla addirittura di una "Blue Economy" come guida di uno nuovo sviluppo mediterraneo. Pesca e turismo, sostanzialmente. Ma le acque in cui navigano le due attività sono diverse: la pesca è in alto mare - figurato e non, mentre il turismo galleggia solo grazie a qualche provvidenziale salvagente lanciato da Bruxelles.
Secondo il distretto della pesca di Mazara del Vallo, in meno di tre anni si sono persi almeno 4.500 posti di lavoro, si è ridotto il pescato di quasi un terzo, sono crollati i prezzi alla banchina di molte specie ittiche e al contrario c'è stata l'impennata nei costi di produzione. E mettiamoci pure le tensioni con la Tunisia e la Libia.
Ecco perché la Regione Siciliana ha messo a disposizione sette milioni di euro. Non tantissimi. L'assessorato alle Risorse agricole e alimentari, guidato da Elio D'Antrassi, dunque non ha fatto altro che concedere i contributi previsti dal Fondo Europeo per la Pesca (Fep) per gli investimenti sui pescherecci per il 2011, come pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale regionale (Gurs).
La Regione invece ha investito di più nel settore della nautica da diporto, realizzando interventi (sempre grazie ai fondi europei) in una decina di porti siciliani, tre dei quali nelle isole minori. Per l'assessore al Turismo, Daniele Tranchida, questi porti possono essere la porta d'accesso al più complessivo sistema turistico dell'Isola. Però occorrerebbe un "sistema-mare" integrato tra pesca e turismo, con qualità e competività nei servizi.
Altrimenti arrivano i turisti con i loro begli yacht e poi non trovano il pesce fresco.

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