martedì 14 giugno 2011

Divorzio all'italiana, affidamento alla siciliana

Segnalo un pezzo che ho scritto oggi per La Sestina, su una storia che arriva dalla provincia di Agrigento. Risvolti curiosi su fatti seri.

Marcello Mastroianni, alias il barone Fefè Cefalù
Dopo il “divorzio all’italiana” che Pietro Germi ambientò in Sicilia cinquant’anni fa, l’Isola diventa teatro di un affidamento di minori dai toni di commedia. Ma invece è tutto vero. La storia risale al 2009, quando una donna presenta un esposto ai carabinieri contro il marito da cui aveva divorziato. Il tribunale dei minori di Agrigento aveva nominato un’assistente sociale per stabilire a chi dei coniugi dovesse andare l’affidamento della figlia di nove anni. I giudici si fidano delle cinque relazioni favorevoli all’uomo e tolgono la potestà genitoriale alla madre.
Ma la donna non ci sta e chiede a un investigatore privato di indagare sulle “voci” di paese. Come nel film di Germi, la gente mormora e tutti parlano di un tradimento. Ma se nella finzione cinematografica era un espediente per “divorziare”, in questo caso si scopre che davvero l’uomo e l’assistente sociale sono amanti. La procura di Agrigento aveva chiesto però l’archiviazione del fascicolo con la denuncia della signora e quindi il proscioglimento dell’uomo e della consulente del tribunale dei minori. Il giudice per le indagini preliminari ha rigettato la richiesta della procura e disposto l’imputazione coatta per abuso d’ufficio, rinviando a giudizio i due amanti.
Come tutti i divorzi, anche questo avrà una coda in tribunale. Per fortuna senza il delitto d’onore.

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