martedì 7 giugno 2011

La ricomparsa di Majorana?

«Al mondo ci sono varie categorie di scienziati; gente di secondo e terzo rango, che fanno del loro meglio ma non vanno lontano. C'è anche gente di primo rango, che arriva a scoperte di grande importanza, fondamentale per lo sviluppo della scienza. Ma poi ci sono i geni come Galileo e Newton. Ebbene Ettore era uno di quelli. Majorana aveva quel che nessun altro al mondo ha. Sfortunatamente gli mancava quel che è invece comune trovare negli altri uomini: il semplice buon senso»
Enrico Fermi non aveva dubbi. Ettore Majorana non era un grande scienziato, era "semplicemente" un genio. Un genio strano, come tutti i geni. Catanese, prima si iscrisse a ingegneria ma poi la grandezza della sua mente matematica lo portò a fisica. E qui ecco Enrico Fermi e i ragazzi di via Panisperna: Majorana era uno di loro, si laureò con lode con Fermi relatore. Una mente tanto brillante da arrivare a conclusioni rivoluzionarie, ma era un solitario. Di carattere difficile, timido, chiuso in sé.
Ettore Majorana ai tempi di Ingegneria (1923)
Forse per questo la sua clamorosa scomparsa nel 1938 non è neanche così assurda. Il 25 marzo il trentaduenne Majorana parte da Napoli in nave verso Palermo, lasciando due lettere in cui preannuncia la sua scomparsa. Arrivato in Sicilia, scrive di distruggere quelle lettere e dice che sarebbe tornato a Napoli il giorno dopo. Ma a Napoli non sarebbe mai arrivato. Suicidio? Fuga? Allontanamento volontario? Le ipotesi non sono mai mancate. Qualcuno ha parlato addirittura di collaborazione con il Terzo Reich, altri di fuga in Argentina. Leonardo Sciascia, ne La scomparsa di Majorana (1975), segue la pista monastica: lo scienziato si sarebbe chiuso in convento, preso dal rimorso per i rischi della potenza nucleare che con le sue scoperte aveva anticipato e che già intuiva.
Un grande mistero italiano e internazionale. In Germania sarebbe tornato, diversi anni dopo essere stato a Lipsia per conto del Cnr, per mettere le sue conoscenze a disposizione del Reich. Poi dopo la guerra sarebbe scappato in Argentina. L'ipotesi è stata più volte confutata e forse sarebbe ora di non tirare più fuori un Majorana filo-nazista. Del fisico in convento parla Sciascia ma anche la famiglia di Majorana seguì questa pista, chiedendo all'allora papa Pio XII di sapere se Ettore era ancora vivo e chiuso in convento. Pacelli non rispose mai. Infine Tommaso Lipari. Barbone di Mazara del Vallo nel quale molti credettero di riconoscere il fisico negli anni 70. Persino Paolo Borsellino, allora procuratore a Marsala, se ne occupò ma escluse che Lipari e Majorana fossero la stessa persona.
Ora i Ris dei carabinieri hanno convinto i magistrati romani a riaprire i fascicoli sulla scomparsa di Majorana. Dall'analisi di una fotografia scattata nel 1955 in Venezuela, l'Arma è arrivata alla conclusione che ci sarebbero almeno "10 coincidenze e forti compatibilità ereditarie" tra il volto immortalato in quello scatto e quello del padre del fisico, Fabio Massimo (vale la pena ricordarlo: laureato in ingegneria a 19 anni e poi in scienze fisiche e matematiche), e con il fratello Luciano. Le verifiche sono cominciate nel 2008, quando a Chi l'ha visto? un uomo telefona dicendosi convinto di aver frequentato in Venezuela un certo signor Bini che veniva dall'Argentina.
Io però preferisco ancora il mistero irrisolto, forse mi faccio affascinare più dalle ipotesi plausibili ma non dimostrabili. Majorana – seppur privo del "semplice buon senso" – è riuscito a occupare per 73 anni la mente di studiosi, storici, biografi, giornalisti semplicemente perché non è ritornato a Napoli nella primavera del 1938; beh, questo mi sembra davvero geniale.
Ricorda Sciascia nel suo libro-dossier del 1975: «La scienza, come la poesia, si sa che sta ad un passo dalla follia». E Denis Diderot diceva che «genio e follia si toccano da vicino».

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