martedì 16 agosto 2011

Dica trentatré

Due province e trentuno comuni. Totale 33 (trentatré) amministrazioni a rischio di taglio, scomparsa, accorpamento, riordino. Insomma, trentatré sono gli enti territoriali siciliani da tagliare secondo la manovra finanziaria del ministro Tremonti. Concedetemi un po' di forzata ingenuità: trovo perlomeno curioso che nell'arco di un mese si sia passati dalle barricate contro l'abolizione delle province al risveglio delle coscienze e alla necessità di tagliare province e comuni che non rispondono più a certi criteri (se mai vi hanno risposto...). Ma la mia ingenuità è appunto forzata.
Dicevamo trentatré. Le due province a rischio sono Enna e Caltanissetta. Fin qui nulla di nuovo. Entrambe sono sotto le soglie di 300 mila abitanti e 3.000 chilometri quadrati di estensione. I comuni andranno distribuiti tra le province vicine, oppure ci sarà l'accorpamento. E intanto però è a uno stadio avanzato la proposta di creare la provincia di Gela. Duecento anni fa, la provincia nissena comprendeva il 40% del territorio dell'allora Castrogiovanni (cioè la stessa Enna). Prima ancora che Tremonti e il Cdm varassero la manovra, in realtà l'accorpamento Enna-Caltanissetta era stato già ipotizzato alla fine di luglio da Giuseppe Castiglione, presidente della provincia di Catania e dell'Upi (Unione delle Province Italiane). E oltre a questa coppia, Castiglione proponeva pure l'accorpamento tra Ragusa e Siracusa; però queste due soddisfano quei famosi criteri di popolazione e/o estensione territoriale. La reazione congiunta dei presidenti di queste quattro province è stata improntata alla prevedibile difesa d'ufficio degli enti in questione, più qualche provocazione. Della serie: allora perché non fare due macro-province, Sicilia occidentale e Sicilia orientale, oppure abolire la Regione? Tutto ciò in Sicilia, dove il presidente Lombardo insiste - finora a parole - sull'abolizione integrale delle province, ma anche dove lo status di autonomia funge da pretesto per impugnare decisioni romane. Come del resto fanno la Sardegna o il Friuli-Venezia Giulia.

Ma al di là dei soliti conflitti di attribuzione, il dato di fatto è che la Sicilia è solo una delle regioni dove toccare le province (ridurle, prima ancora che abolirle) è un tabù. Un po' diverso il discorso sui comuni. Ovvio che anche in questo caso non mancheranno le polemiche e le proteste, ma può avere un senso tagliare i paesi al di sotto dei mille abitanti, purché molto vicini tra di loro e dunque non isolati. Per di più in Sicilia sarebbero solo 31 (su 390) i comuni a rischio di scomparsa o, più verosimilmente, accorpamento. Certo, c'è differenza tra quelli con più di 900 abitanti secondo i dati dell'ultimo censimento e quelli con poche centinaia di residenti. Non si può escludere che dopo la prossima rilevazione statistica qualcuno di questi rientri nella soglia minima, così come qualcun altro possa perdere quelle decine di abitanti che finora assicurano la tranquillità del migliaio.
Mancano ancora i dettagli in manovra sulle modalità di divisione dei territori, ma faccio qualche riflessione sparsa sui comuni siciliani. La provincia più interessata ai tagli è Messina, che di comuni ne conta 108, 23 dei quali sotto i mille abitanti. Io ho sempre trovato assurdo il numero esagerato di paesini autonomi nel messinese, soprattutto considerando che molti sono davvero vicini tra loro.
Al contrario mi sembra sensato il criterio della provincia di Ragusa, che, certo, è più piccola, ma ha solo 12 comuni. Il più "disabitato" ha oltre 3.000 abitanti. Ci sono frazioni di comuni iblei con migliaia di residenti: Frigintini, Marina di Ragusa, Donnalucata, Scoglitti. Altrove sarebbero sicuramente comuni autonomi.
Tornando a Messina, il problema è che per accontentare questa o quella pretesa si sono creati paradossi e nonsense. Nell'arcipelago delle Eolie, sette isole, ci sono quattro comuni. Uno è Lipari, 11 mila abitanti distribuiti tra l'isola principale, Vulcano, Stromboli, Panarea, Alicudi e Filicudi. Manca all'appello solo Salina: 2.500 abitanti e tre (tre!) comuni su un'isola di 26,4 chilometri quadrati. Tre comuni, Malfa (943), Santa Maria Salina (894) e Leni (697), tre amministrazioni non sempre in buoni rapporti tra loro. Tre comuni sotto i mille abitanti. L'accorpamento è inevitabile, nell'isola de Il Postino di Massimo Troisi.

Gli enti locali siciliani a rischio.
Province: Caltanissetta (271.729); Enna (172.655)
Comuni: 
  • Agrigento: Comitini (943)
  • Caltanissetta: Bompensiere (624) 
  • Enna: Sperlinga (895) 
  • Messina: Alì (834), Antillo (966), Basicò (692), Casalvecchio Siculo (945), Condrò (495), Floresta (542), Forza d’Agrò (922), Frazzanò (804), Gallodoro (389), Leni (697), Limina (912), Malfa (943), Malvagna (821), Mandanici (653), Mojo Alcantara (753), Mongiuffi Melia (679), Motta Camastra (894), Motta d’Affermo (850), Reitano (878), Roccafiorita (232), Roccella Valdemone (714), Santa Marina Salina (894), Tripi (943)
  • Palermo: Campofelice di Fitalia (533), Santa Cristina Gela (927), Scillato (637), Sclafani Bagni (454)
  • Siracusa: Cassaro (819)

Aggiornamento del 19 marzo 2013. Alla fine l'ha spuntata un presidente di Regione "vulcanico" come Rosario Crocetta, che è riuscito a convincere anche i battaglieri deputati regionali, pardon cittadini, del Movimento 5 Stelle: province abolite in Sicilia. E così la terra degli sprechi e dello sperpero di denaro pubblico è la prima in Italia a tagliare quegli enti intermedi. Approvato un maxi-emendamento della maggioranza (53 sì, 28 no, un astenuto) e sospese le elezioni provinciali di fine maggio. Gli enti devono essere commissariati ed entro l'anno dovranno essere sostituiti, con una nuova legge, dai liberi consorzi di comuni, per i quali sono previste elezioni di secondo grado (dunque i componenti devono essere indicati dai sindaci e non sono più previste elezioni per presidenti di provincia e consiglieri).

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