martedì 31 gennaio 2012

'A signurina Gaga

Maschi, anzi masculi, di tutta la Sicilia, è arrivato il vostro momento. Lady Gaga vuole un figlio, e lo vuole siculo.
Stefani Joanne Angelina Germanotta è nata a New York ma ha chiarissime origini italiane, anzi più precisamente siciliane, o meglio ancora di Naso (nomen omen), in provincia di Messina. Esaurita l'analisi genealogica della cantante americana, torniamo alle sue velleità extra-artistiche.
«Voglio un figlio da un italiano, possibilmente un siciliano!», ha proclamato Lady Gaga dai microfoni di Radio Ibiza. Eh sì, perché la cantante, a quasi 26 anni, ha in progetto di diventare mamma, preferibilmente entro la fine dell'anno. A scadenza come lo yogurt. La restrizione etnica però non inganni i miei conterranei: non dovrete affrettarvi a corteggiare l'aspirante erede di Madonna (anche miss Ciccone proclamava che Italians do it better), Lady Gaga vuole "solo" che sia siciliano il donatore per la fecondazione assistita.
L'improvviso desiderio di maternità è un po' sospetto, a dire il vero. Infatti è arrivato in occasione del lancio del Joanne Trattoria, ristorante italiano a Manhattan di proprietà dell'artista e di suo padre Joseph. Pubblicità a gogò, dunque, anzi a Gaga. La ragazza sa come far parlare di sé e probabilmente ha trovato un altro modo azzeccato. Che sia solo una trovata pubblicitaria, però, sembrerebbe smentirlo il fatto che Lady Gaga avrebbe contattato l'estate scorsa il professor Severino Antinori, uno dei massimi esperti mondiali del settore. Intendendo con settore la fecondazione artificiale. Antinori non ha voluto commentare l'indiscrezione, sottolineando che lui non parla mai dei suoi pazienti.
Pubblicità a parte, due considerazioni. Ci pensa Lady Gaga a pagare la trasferta all'anonimo dispensatore di cromosomi siculi in una clinica estera? Finché in Italia c'è la legge 40, è impossibile la fecondazione eterologa e dunque la donazione di seme.
A me comunque sembra l'ennesima puntata dell'amore sbandierato rumorosamente e mediaticamente dalle star americane nei confronti dell'Italia. Amore spesso strumentale, diciamo così. I love Italia, e poi giù a spiegare che il cibo italiano è buonissimo, che Venezia-Roma-Firenze... wonderful, che le donne italiane se è un lui a parlare sono le più belle del mondo (vabbè, nessun uomo sano di mente potrebbe sostenere il contrario...), che gli uomini d'altra parte sono grandi amatori. A Lady Gaga evidentemente basta che siano validi donatori di sperma.

P.S. Nel marzo 2011 è stato chiuso un altro ristorante di Lady Gaga a New York. Da Vince & Eddie, nell'Upper West Side, erano state trovate tracce di topi. Il locale era finito pure in una puntata di Sex and the City. La città è rimasta, il sesso non si sa.

giovedì 26 gennaio 2012

Via col Wind(jet)

Durante i miei anni in Emilia-Romagna, quando i biglietti aerei da Bologna costavano troppo o non avevo una grande voglia di lunghi viaggi notturni in treno o autobus, l'aeroporto di Forlì era (ora è sostanzialmente tutto spostato a Rimini) l'unica opzione praticabile. Soprattutto quando vivevo a Ravenna. Da lì prendevo un aereo WindJet e in poco più di un'ora arrivavo a Catania; il tragitto lo precorrevo spesso anche nel senso inverso.
Per molti siciliani WindJet, nata nel 2003, più che una compagnia aerea low cost è diventata un proverbio, un luogo comune, un nome da criticare a prescindere. Soprattutto nei primi anni della sua attività è stata caratterizzata da ritardi esagerati e disservizi vari, a tal punto che anche chi non era mai salito su un aereo con la livrea arancio-azzurra ne parla ancora malissimo. Io ho avuto problemi solo un paio di volte, nulla di tanto diverso da quello che mi è successo con molte altre compagnie, italiane e non. Ma il passaparola ha anche questa caratteristica, di creare opinioni e convinzioni. E così gente che probabilmente non ha mai pagato qualche decina di euro alla compagnia di Antonino Pulvirenti, proprietario tra l'altro del Catania Calcio, non ha dubbi. "Per carità, io non prenderò mai un aereo WindJet".
[per la cronaca, nel maggio 2010 con WindJet andai a Parigi Charles de Gaulle, arrivando con cinque minuti d'anticipo]
A me non interessa fare pubblicità positiva a WindJet, che intanto negli anni ha anche aumentato le tariffe e spesso propone biglietti non proprio a basso costo. Appena una ventina di giorni fa sembrava che la compagnia fosse in crisi di liquidità, con pagamenti ritardati di stipendi e Tfr. Però allo stesso tempo si parlava di una quotazione in Borsa entro il 2012, per cui WindJet potrebbe diventare la seconda società siciliana a Piazza Affari. La compagnia catanese è la sesta per quota di mercato nazionale (6,2% nel 2011), con basi operative a Catania, Palermo e Rimini, una flotta di 12 Airbus e oltre 2,8 milioni di passeggeri trasportati nel 2011.
La novità è adesso la procedura d'integrazione tra WindJet e Alitalia. Nei giorni scorsi è stato firmato un protocollo con la società di Pulvirenti (e pure con l'altra low cost Blue Panorama), per «rafforzare la dimensione industriale degli operatori, aumentarne la competitività e svilupparne la capacità di affrontare e gestire le variabili del quadro macroeconomico», recita una nota entusiasta della compagnia di bandiera salvata nel 2009. Insomma, integrazione vorrà dire moltiplicare «le opportunità per i clienti italiani e la capacità del Paese di attrarre i flussi turistici internazionali».
Parole da comunicato stampa, senza dubbio. Se però questa intesa dovesse dare vita a un nuovo monopolio, o meglio (cioè peggio...) a un cartello, sul mercato del trasporto aereo, forse i toni potrebbero essere molto meno trionfanti. E per una volta le critiche non sarebbero infondate.

Aggiornamento di agosto 2012. WindJet è praticamente fallita. E la colpa non è solo di investimenti azzardati, anche Alitalia ha le sue (grandi) responsabilità. Perché la decisione dell'Antitrust di dare il via libera all'acquisizione comportava per la compagnia di bandiera l'obbligo di cedere alcuni slot (le cosiddette "bande orarie", vale a dire il permesso ad atterrare e decollare), proprio per evitare situazioni di monopolio. Per la sempre tutelata Alitalia questo costerebbe troppo, quindi l'accordo è saltato e WindJet è avviata inesorabilmente verso una fine poco gloriosa. E soprattutto verso problemi pesanti per 800 lavoratori e per tutti gli utenti che a ridosso della settimana di ferragosto rischiano di restare a terra. Quando non si prevedevano complicazioni all'accordo, WindJet ha continuato a emettere biglietti su richiesta di Alitalia. Se dovesse finire l'avventura di Pulvirenti nel trasporto aereo, la compagnia di bandiera dovrebbe farsi carico di quei passeggeri. Per fortuna che l'abbiamo salvata dai francesi...

lunedì 23 gennaio 2012

Cammarata con svista

Non sono palermitano e devo ammettere che ogni tanto mi dà pure fastidio quando si tende a identificare l'intera Sicilia con il suo capoluogo. Palermo non è tutta la Sicilia, la Sicilia non è tutta a Palermo. Però è ovvio che quello che succede lì è fondamentale per tutta la regione e gli sviluppi politici della "capitale" sono importanti a livello nazionale.
prego
Nella prossima primavera i palermitani andranno a votare per il nuovo sindaco della città. Il primo cittadino uscente, Diego Cammarata, ha già raggiunto i due mandati ma una settimana fa ha pure deciso di lasciare in anticipo. E oggi è stata nominata Luisa Latella, attuale prefetto di Vibo Valentia, come commissario straordinario fino alle elezioni. Palermo è sommersa dai rifiuti, Cammarata è stato spesso assente, la sua attività amministrativa è stata mediocre, la sua maggioranza ha perso pezzi per strada, eppure l'abbronzatissimo Diego ha rivendicato i meriti della sua sindacatura. Rilanciando, peraltro.
«Mi dimetto perché non intendo dare alibi a nessuno in vista delle elezioni di primavera e rimanere abbarbicato alla poltrona per l'indennità. Sicuramente, non me ne vado perchè mi sono stancato di fare il sindaco, questa è una sciocchezza. Ma è atto di amore e responsabilità per questa citta. Chiudo 10 anni di amministrazione e posso andare a testa alta e reggere lo sguardo di alleati e avversari, senza la necessità di dovere abbassare gli occhi. Tra le ragioni delle mie dimissioni c'è anche l'immobilismo del Consiglio comunale che da due anni è in mano al centrosinistra e ha prodotto solo gettoni di presenza per i consiglieri. Il consiglio è stato vergognoso e l'atteggiamento sciagurato mi ha indignato»
Così diceva Cammarata al momento delle sue dimissioni. Insomma, non difetta certamente di autostima, l'amico di Gianfranco Micciché. E siccome Palermo non può venir meno alla tendenza recente di un centrodestra siciliano spaccato, ecco che Cammarata si scaglia contro la Regione, dunque contro Raffaele Lombardo e contro l'Mpa: «Una gestione commissariale costringerà la Regione ad assumersi piena responsabilità nei confronti della città. Lombardo non lo ha fatto nel passato e con me sindaco non lo farebbe di certo nei prossimi mesi di campagna elettorale». Volano parole grosse in quella che una volta era la grande famiglia della destra siciliana; per il governatore, Cammarata è stato il peggiore sindaco di Palermo.
Give him five
LAGALLA NEL POLLAIO. Tra una smentita e un'accusa («Mediaset? Ipotesi di fantasia. Non ho nessuna poltrona pronta, torno a fare l'avvocato e mi occuperò della mia famiglia»), l'ex sindaco di Palermo, andandosene, lascia comunque un vuoto nel centrodestra, costringendo il Pdl a trovare un candidato valido. Ai palermitani non piacerà il paragone, ma la situazione è simile a quella della Catania post-Scapagnini. Già prima che Cammarata si dimettesse, avevo azzardato un'ipotesi: Roberto Lagalla. Ex assessore alla Sanità in una giunta regionale Cuffaro e ora rettore dell'università di Palermo. Avevo notato che il professore stava godendo di un discreto trattamento stampa e mi sembrava che si stesse preparando una campagna sotterranea per lanciarlo.
Pare proprio che sia così, anche perché Lagalla potrebbe raccogliere attorno a sé l'Udc e partiti e movimenti finora recalcitranti come Grande Sud di Micciché. Il rettore potrebbe ricostituire un solido polo di centrodestra. Mpa escluso, ovviamente. I vertici nazionali e regionali pidiellini sono netti: nessuna alleanza con Lombardo. Dalla parte degli autonomisti è sceso già in campo Francesco Musotto, che contro Cammarata si presentò nel 2002. Lagalla comunque dovrebbe (dovrebbe) passare per le primarie.


martedì 17 gennaio 2012

Forca d'urto

E siamo arrivati al secondo giorno del blocco stradale in Sicilia. Andiamo con ordine, se si riesce.
C'è crisi, e fin qui ci siamo. La benzina costa uno sproposito. Lavoratori e famiglie hanno difficoltà ad arrivare alla fatidica fine del mese. Alcune manovre del governo non aiutano di certo, in generale. E allora le proteste, soprattutto quelle di alcune categorie, sono prevedibili - ma anche strumentali.
Il blocco dei Tir alla barriera autostradale di San Gregorio a Catania
Ora, bloccare il traffico in tutta la Sicilia per non far arrivare rifornimenti e merci ai negozi o impedendo la libera circolazione non mi sembra una modalità corretta di fare protesta. Io posso pure essere d'accordo con le ragioni della mobilitazione, spacciata da più parti come pacifica e benaccetta alla popolazione. Però sul modo c'è molto da ridire. A parte che non sono convinto che tutti siano così contenti di trovarsi strade, autostrade, accessi a porti e aeroporti bloccati e negozi vuoti e neanche un goccio di carburante; ho anche qualche dubbio sulla correttezza di andare in giro, come viene riportato dalla giornata di ieri, a chiedere - più o meno gentilmente - ai commercianti di aderire alla protesta.
Il blocco dell'autotrasporto proseguirà sicuramente almeno fino a venerdì. Il movimento Forza d'urto (che riunisce gli Autotrasportatori Aias, il cosiddetto movimento dei Forconi - che gode anche dell'appoggio del presidente del Palermo Maurizio Zamparini, più altre associazioni di categoria dei camionisti e degli agricoltori) non vuole tornare indietro sui propri passi. Io ammetto che non trovandomi in Sicilia posso sicuramente avere una visione distorta delle cose: rimango comunque della mia idea, il caos non mi sembra la soluzione. Come ogni movimento di protesta, registro che ci sono favorevoli e contrari, e questo mi dà un'ulteriore conferma al fatto che sia legittimo nutrire dei dubbi.
Il dubbio maggiore me lo tengo per la fine. Questa "forza d'urto" è davvero così spontanea? Apartitica? Apolitica? Forse lo è sulla carta e nelle intenzioni (soprattutto in quelle di chi manifesta davvero perché è incazzato). Giuseppe Richichi, presidente dell'Aias, se la prende con la politica siciliana, assente e disinteressata. Mah, a me così disinteressata non sembra proprio. Fatto sta che tra ieri e oggi sono venuti fuori i nomi di Forza Nuova (cui parrebbe vicino il capo dei Forconi, Martino Morsello), dell'Mpa, dei miccicheani di Grande Sud, di Gioventù Italiana, la giovanile della Destra di Storace, come sostenitori più o meno espliciti del movimento di protesta.
Ma anche in questo caso deve essere l'influsso malefico della Milano comunista di Pisapia a farmi pensare male.

Aggiornamento del 19 gennaio 2012. A proposito di Milano, i forconi siculi ora godono pure dell'appoggio più insperato: la Lega Nord. Il quotidiano del Carroccio La Padania, infatti, esalta "la ribellione dei siciliani". La regione è in tilt, ma "il popolo spiazza i palazzi". Mari e Monti...

lunedì 9 gennaio 2012

Fiducia ceca

Partiamo da una doverosa premessa. Io non sono nessuno. Tanto come persona quanto come giornalista. Non sono un professionista, ma solo un praticante che piano piano si avvicina al momento in cui proverà a diventare giornalista sul serio.
Ho sempre avuto una speciale passione per la geografia. Quando ero piccolo la esprimevo con domande estenuanti sul significato delle targhe automobilistiche e soprattutto mi divertivo a riconoscere le bandiere del mondo. E, contrariamente alle convinzioni di Bart Simpson, col tempo un maschietto impara che le capitali degli Stati non sono poi così difficili...
La bandiera della Cecoslovacchia è uguale
a quella dell'attuale Repubblica Ceca.
Ma la Cecoslovacchia si è sciolta nel 1993
Divagazione a parte, so da molto tempo ormai che uno Stato dell'Europa centrale chiamato Cecoslovacchia non esiste più dal 1° gennaio 1993. Leggere quel nome (quattro volte) in un articolo di giornale mi ha lasciato più che perplesso. Non ho alcun diritto di giudicare, ma so per certo che un errore del genere non mi lascerebbe alcuno scampo all'esame di Stato da giornalista. Giustamente, perché è molto grave. Mi dispiace leggerlo però, da lettore e da futuro giornalista. Il collega che l'ha scritto l'avrà fatto sicuramente in buona fede, però l'errore - grave - c'è. Ed è un peccato, perché la notizia mi aveva incuriosito. Un autoarticolato incastrato sui tornanti della strada statale 194 tra Vizzini (CT) e Monterosso Almo (RG) - uno dei tratti con obbligo di catene da neve, tra l'altro.
Non è pignoleria, la parola "Cecoslovacchia" l'ho letta qualche altra volta sulla stessa testata, Radio Trasmissioni Modica (Rtm). Le parole, anche quando sono nomi di Stati, sono importanti.


Aggiornamento dell'ultim'ora. Sul sito di Rtm l'errore è stato corretto (dopo il mio commento - non pubblicato - in cui facevo notare l'ormai datata scomparsa della Cecoslovacchia...). Il camion ora è definito "proveniente dalla Repubblica Ceca". E se fosse stato slovacco?