giovedì 24 ottobre 2013

Bella di mamma


Per molti mesi, la foto che tutti hanno visto è stata questa. Una mamma sorridente, come solo può esserlo una mamma orgogliosa della figlia, e la figlia accanto a lei altrettanto sorridente. Solo che il sorriso e gli occhi della figlia non si vedevano. La ragazza, che si chiama Stefania Vincenzi, era minorenne. Sono quelle prassi e quegli accorgimenti che giustamente si utilizzano in casi di cronaca. Stefania e la mamma Maria Grazia Trecarichi erano insieme sulla Costa Concordia all'isola del Giglio. Maria Grazia non ce l'ha fatta e solo da pochi giorni il suo corpo è stato ritrovato nel ventre d'acciaio del mostro marino. Stefania invece è una superstite di quella tragedia figlia della vanità. Adesso Stefania è maggiorenne e infatti finalmente quella foto presa da Facebook è senza filtri: il sorriso, lo sguardo, il bel volto di questa giovane e bella ragazza sono visibili a tutti.


Maria Grazia e Stefania sono siciliane. Elio, padre e marito di questa sfortunata famiglia, è diventato noto alle cronache per le sue immersioni nel mare del Giglio per omaggiare la moglie scomparsa. Ma è proprio tra queste due donne di Priolo, Siracusa, che il rapporto evidentemente era particolare, profondo. Se l'erano promesso: Stefania andrà a Miss Italia. Come abbiamo scritto noi giornalisti con quel pizzico di retorica e patetismo che spesso ci rende insopportabili, "la vita continua dopo il dolore". Così in effetti è, o sarà, o perlomeno Stefania ci prova. Promessa mantenuta e quindi a Jesolo, domenica 27 ottobre, alla finale del concorso ci sarà pure lei. Tra le 63 finaliste, una delle 6 siciliane in gara. Le cronache locali siciliane hanno scritto di lei che durante le selezioni ha dimostrato di essere brava e spigliata. Bella lo è senza dubbio. Tutte le altre foto che circolano sul web non lo smentiscono affatto. Tralascio i cliché sulla bellezza mediterranea e i soliti bla bla bla nazional-popolari (che fanno tanto Rai1, e infatti quest'anno la novità è la finale su La7), ma mi sembra un bel segnale che concorra con la fascia numero 62 di "Miss Forme Morbide Sicilia" (62, come l'anno di nascita di mamma Maria Grazia...).
Ora dovrei dire una cosa fastidiosa. Spero che Stefania non "sfrutti" Maria Grazia. Quel dolore è solo suo, anzi loro. Farsi strumentalizzare è un rischio troppo facile in quel mondo lì. Magari Massimo Ghini, Cesare Bocci (televisamente, il fimminaro Mimì Augello, vice del commissario Montalbano) e Francesca Chillemi (eletta Miss Italia dieci anni fa, sicula pure lei) sapranno essere delicati ed eviteranno la spettacolarizzazione del dolore. Le lacrime in tv sono spesso pornografia.
D'altra parte, sono sicuro che, come sempre, la Sicilia non farà mancare a lei e alle altre ragazze dell'Isola il suo sostegno. Nella dittatura del televoto è così: si scatenano sentimenti patriottici e campanilistici al limite del protezionismo. E Stefania, non me ne vogliano le altre, probabilmente suscita ancora più senso di protezione.
Nella storia di Miss Italia hanno vinto nove siciliane. Nel 1954 Eugenia Bonino (non sfondò nel cinema, si disse, per il pesante accento catanese); nel 1966 Daniela Giordano (una carriera minore nel cinema di serie B); nel 1976 Paola Bresciano (giocava a calcio a buon livello, smise quando assicurò le sue gambe); nel 1977 Anna Kanakis, metà greca, metà messinese; nel 1988 Nadia Bengala, regina del primo televoto, con 140mila voti da casa; nel 1995 Anna Valle (ricordo che i paesi vicini, quasi attaccati, di Lentini e Carlentini, ancora scossi dal terremoto di qualche anno prima, videro in lei un riscatto e se la contendevano: lei è nata a Roma); nel 2003 appunto la barcellonese Chillemi; nel 2008 Miriam Leone, la prima rossa incoronata; nel 2012 Giusy Buscemi, di Menfi, Agrigento.
Nei giorni scorsi Patrizia Mirigliani, organizzatrice di Miss Italia, si è detta "ferita" per la querelle con la Rai e per le polemiche puntuali sul concorso. «In Italia il merito è reato», si è lamentata. È la meritocrazia, bellezza. O è la bellezza che è un merito? Speriamo conti solo quello...

Aggiornamento del 28 ottobre 2013. La nuova Miss Italia è ancora una siciliana, la messinese Giulia Arena, 19 anni, Miss Cinema. I giornali siciliani sono già scatenati. Nel duello finale ha battuto un'altra sicula, Fabiola Speziale, che alla vigilia veniva data per favorita. Stefania Vincenzi non ha ottenuto il titolo di Miss Forme Morbide, quello per le taglie over 44. Ma non è detto che non vincere sia una sconfitta. Forse è meglio così. La vita continua oltre il dolore, figuriamoci oltre le fasce di un concorso di bellezza.

sabato 12 ottobre 2013

Emolumento per l'Autonomia


Anni fa, in uno dei miei tanti viaggi in treno su e giù per l'Italia, mi capitò di sentire un dialogo interessante. Stavo tornando in Sicilia per le elezioni. Nel mio scompartimento c'erano altri ragazzi che approfittavano come me degli sconti elettorali e tornavano perché erano davvero interessati a votare. Uno di loro disse timidamente di essere elettore berlusconiano. L'altro, con l'aria di chi ha capito come vanno le cose e può insegnare agli altri come si vive, disse più o meno "ma quale Berlusconi e Forza Italia, io voto Mpa". Il senso della sua frase era: io voto per la novità, per il futuro e per chi pensa davvero alla Sicilia. Fino ad allora aveva votato Berlusconi.
Dunque l'Mpa, cioè Raffaele Lombardo. Il Movimento per l'Autonomia (ma dal 2009 la "a" è plurale, Autonomie) per alcuni anni è stato oggetto dell'infatuazione dei miei corregionali. Ma poi, anche nel laboratorio-Sicilia, le cose finiscono. Adesso è diventato il Partito dei Siciliani. Piaceva l'idea del partito che si dichiarava autonomista, per il bene dell'Isola. Certi temi e parole d'ordine non sono mai stati sopiti del tutto in Sicilia. Poi qualche scricchiolio, diciamo così: perché in effetti allearsi nel 2006 con la Lega Nord e ricevere un bel po' di finanziamenti dai padani non ha contribuito molto all'immagine del movimento...
Statura politica
E proprio di soldi voglio parlare. Qualche giorno fa sulla Gazzetta Ufficiale sono stati pubblicati i rendiconti dei partiti per il 2012. C'è pure l'Mpa, con i conti in negativo come quasi tutti gli altri partiti italiani. Il bilancio del movimento è in disavanzo di 787.036,19 euro, ma l'anno prima il rosso superava il milione di euro. Io non sono un grande esperto di bilanci, ma qualcosina la capisco o perlomeno ci sono voci e aspetti che catturano la mia attenzione. Soprattutto a livello politico. L'Mpa, tra 2011 e 2012, ha ricevuto infatti 95mila euro di rimborsi elettorali in meno, oltre ad aver perso i 91mila euro che arrivavano come contributo dal Partito socialista-Nuovo Psi.
La vera autonomia, per Lombardo, a dire il vero è sempre stata quella di fare quello che voleva, inventandosi alleanze a destra e a manca e tirando dentro tanti fuoriusciti dal centrodestra e dal centrosinistra (quanti ex comunisti hanno ri-scoperto il valore dell'autonomismo...). Tanto per ricordarlo, il movimento era nato nel 2005 quando Lombardo era presidente della Provincia di Catania con l'Udc e alle comunali etnee presentò, in supporto al centrodestra e a Scapagnini, quattro liste civiche (appunto il nascente Mpa, Famiglia Lavoro Solidarietà, In Centro democratico e Ama Catania) che in totale presero il 20,1%, una quindicina di consiglieri e quattro assessori.
L'Autonomia a tutti i costi...
Ma quando cominciano a mancare i voti arrivano sempre meno soldi.
Nelle attività messe a bilancio ci sono 450mila euro di crediti che l'Mpa vanta dal movimento La Destra di Francesco Storace e Nello Musumeci, con cui fece una lista per le Europee del 2009 insieme all'Alleanza di Centro di Francesco Pionati e al partito dei Pensionati di Carlo Fatuzzo, chiamata L'Autonomia (appoggiavano la lista anche la Lega Italia di Carlo Taormina, la Lega d'Azione Meridionale di Giancarlo Cito, la Lega Padana di Max Ferrari e S.O.S. Italia di Diego Volpe Pasini: più liste che voti, prese il 2,22%, con un picco del 12,4% nell'Italia insulare, ovviamente grazie alle 200mila preferenze per Lombardo). Si tratta di "importi esigibili entro l'esercizio successivo", recita il rendiconto. Ma 450mila euro erano segnati anche nell'esercizio precedente, cioè al 31 dicembre 2011. Fino al bilancio del 2008 erano noti peraltro i nomi dei sostenitori del partito: allora il maggiore "contribuente" dell'Mpa fu con 200mila euro il presidente del Palermo calcio Maurizio Zamparini (nella stagione 2008/'09 pagava uno stipendio di 1,2 milioni a Fabrizio Miccoli e Fabio Liverani, tanto per fare un confronto).
Ma più dei numeri, a volte, contano le parole, anche in un bilancio. Cito testualmente dalla relazione del tesoriere Natale Giuseppe Strano:
Il risultato prevedibile della gestione 2013 è stato caratterizzato dagli eventi politici che si sono succeduti nel corso dell'anno, come ad esempio le elezioni politiche tenutesi nel mese di febbraio e quelle amministrative tenutesi nel corso del mese di giugno.
Tali eventi hanno influenzato, sulla base delle scelte politiche deliberate dagli organi del Partito, il risultato economico, finanziario e gestionale del corrente anno 2013.
Nel mese di marzo è stato licenziato tutto il personale in forza a tale data e successivamente sono state disdettate le sedi politiche di Roma e di Catania.
Insomma, le elezioni sono andate male (alle politiche nessun eletto dell'Mpa, a parte tre esponenti autonomisti candidati con il Pdl), ed evidentemente le "scelte politiche deliberate dagli organi del Partito" hanno inciso sulle casse del movimento, a tal punto che nel 2013 è stato smantellato quasi tutto: già alla data del 31 dicembre 2012 i dipendenti erano appena tre (un addetto alle mansioni di segreteria, un fattorino e un responsabile dei servizi della segreteria politica).
Neanche Lombardo è riuscito a farsi eleggere al Senato. Più che l'aula di Palazzo Madama, gli toccherà frequentare quelle di piazza Verga. Cioè quelle del Tribunale di Catania.

mercoledì 2 ottobre 2013

L'ultima spiaggia


Ora, mentre scrivo, il 38% è triste. Fino a ieri invece il 36% (ma prima ancora il 40, il 45, il 46%) si diceva "soddisfatto". Parlo dei lettori del Corriere.it, di quelli che ci hanno tenuto a esprimere il loro stato d'animo sulla notizia della morte di 13 migranti sulla spiaggia di Sampieri, vicino a Scicli, dalle mie parti. Quindi per molte ore, a caldo, la reazione è stata quella: soddisfatti. Altro che indignati o preoccupati. Ho tremato quando l'ho visto. Perché nel mio pessimismo cronico ho trovato conferma a ciò che spesso penso: per un'Italia solidale, buona e pronta a correre in soccorso di chi soffre, ce n'è un'altra – che a me pare maggioritaria, mi spiace per chi è convinto della retorica contraria – che invece è cattiva, razzista, xenofoba, disinteressata, che esulta persino se 13 disperati eritrei e siriani muoiono annegati in uno sbarco tragico. Un'Italia stronza, che ha reagito contravvenendo a quello stereotipo insopportabile degli "italiani brava gente".
Ma basta, finiamola con questi luoghi comuni. In quei commenti – e sottolineo che erano sul Corriere, non su testate che di una certa xenofobia neanche velata fanno la loro ragione sociale e linea editoriale – c'è forse l'Italia vera. Sarà pure un Paese esasperato dalla crisi, dall'instabilità, dai rischi di default, ma se questo deve tradursi nella "soddisfazione" per la morte tragica di 13 eroi (Fabrizio Gatti li ha definiti così; sono quelli morti per aver aiutato i loro compagni di sventura a salvarsi, anche se neppure loro sapevano nuotare), allora torno alla mia immediata reazione. Mi viene da tremare.
Un'Italia stronza, come quel ghigno apparentemente innocente. Con quella faccina sorridente che dice andreottianamente "se la sono andata a cercare". E se la prende con il ministro Cécile Kyenge (ah, per inciso, a me non piace) e con la presidente della Camera Laura Boldrini (capolista di Sel nel mio collegio elettorale), e naturalmente pure con il papa (visto, Santità, cosa succede a lanciare un messaggio rivoluzionario come quello di Lampedusa?). Perché per questa Italia "soddisfatta", ma che pretende pure di essere rimborsata, gli ipocriti sono sempre e solo gli altri.
La vignetta di oggi su il manifesto
Poi, come al solito, mi fermo a riflettere. Penso a come la mia categoria tratta questi temi e quale servizio offre ai lettori. E allora, per la mia solita pignoleria (ma non solo), mi sono innervosito per la sciatteria di chi continua a ignorare la geografia. "Sbarco a Siracusa"??? Bah, Scicli e Siracusa mi sembrano due nomi diversi, oltre al fatto che, ancora una volta, si confondono le province. Ma questa, lo ammetto, è una mia fisima (anche se, sia chiaro, un giornalista questi errori non deve farli).
Molto più serio il dubbio che mi è venuto leggendo le pur belle pagine di Repubblica (decisamente migliori di quelle del Corriere) sul tema: mi ha lasciato perplesso leggere nome e cognome di due migranti salvati a Sampieri. La Carta di Roma del 2008, il protocollo deontologico su profughi, migranti e richiedenti asilo, prevede un trattamento molto preciso e attento in questi casi. Cito testualmente:
Tutelare i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti che scelgono di parlare con i giornalisti, adottando quelle accortezze in merito all’identità ed all’immagine che non consentano l’identificazione della persona, onde evitare di esporla a ritorsioni contro la stessa e i familiari, tanto da parte di autorità del paese di origine, che di entità non statali o di organizzazioni criminali.
Spero che il bravo Francesco Viviano di Repubblica Palermo abbia adottato tutte quelle accortezze...
C'è poi un secondo problema, apparentemente meno serio, ma che mi infastidisce lo stesso. Mi chiedo perché molti giornali l'abbiano buttata quasi esclusivamente su "la strage dei migranti sulla spiaggia di Montalbano". Capisco che fa gioco, che un riferimento del genere si fa leggere, ma i dubbi rimangono. La Fornace Penna ha fatto da sfondo a più di un episodio della fiction, è un luogo suggestivo. Ma sono rimasto senza parole, deluso per la sciatteria appunto, quando ho letto che quella zona si chiamerebbe "'a mànnara", anzi Mànnara con la "m" maiuscola, come se ci fosse una contrada, una località con quel nome. No, non esiste. Quel nome è casomai nei romanzi di Camilleri e si riferisce a un luogo, credo fittizio, dalle parti di Porto Empedocle (la Vigàta del commissario). La Fornace Penna non si trova in una fantomatica contrada Mànnara, ma in contrada Pisciotto. Addirittura qualcuno ha scritto "Fornace Pisciotto". Io sarò pure pignolo, ma con i mezzi oggi a disposizione sarebbe bastata a tanti colleghi una ricerchina su Google. Tutto qui. Anche perché mannara vuol dire mandria, gregge; più precisamente dalle mie parti significa ovile. Un luogo che abbonda di capre e pecoroni.