mercoledì 2 ottobre 2013

L'ultima spiaggia


Ora, mentre scrivo, il 38% è triste. Fino a ieri invece il 36% (ma prima ancora il 40, il 45, il 46%) si diceva "soddisfatto". Parlo dei lettori del Corriere.it, di quelli che ci hanno tenuto a esprimere il loro stato d'animo sulla notizia della morte di 13 migranti sulla spiaggia di Sampieri, vicino a Scicli, dalle mie parti. Quindi per molte ore, a caldo, la reazione è stata quella: soddisfatti. Altro che indignati o preoccupati. Ho tremato quando l'ho visto. Perché nel mio pessimismo cronico ho trovato conferma a ciò che spesso penso: per un'Italia solidale, buona e pronta a correre in soccorso di chi soffre, ce n'è un'altra – che a me pare maggioritaria, mi spiace per chi è convinto della retorica contraria – che invece è cattiva, razzista, xenofoba, disinteressata, che esulta persino se 13 disperati eritrei e siriani muoiono annegati in uno sbarco tragico. Un'Italia stronza, che ha reagito contravvenendo a quello stereotipo insopportabile degli "italiani brava gente".
Ma basta, finiamola con questi luoghi comuni. In quei commenti – e sottolineo che erano sul Corriere, non su testate che di una certa xenofobia neanche velata fanno la loro ragione sociale e linea editoriale – c'è forse l'Italia vera. Sarà pure un Paese esasperato dalla crisi, dall'instabilità, dai rischi di default, ma se questo deve tradursi nella "soddisfazione" per la morte tragica di 13 eroi (Fabrizio Gatti li ha definiti così; sono quelli morti per aver aiutato i loro compagni di sventura a salvarsi, anche se neppure loro sapevano nuotare), allora torno alla mia immediata reazione. Mi viene da tremare.
Un'Italia stronza, come quel ghigno apparentemente innocente. Con quella faccina sorridente che dice andreottianamente "se la sono andata a cercare". E se la prende con il ministro Cécile Kyenge (ah, per inciso, a me non piace) e con la presidente della Camera Laura Boldrini (capolista di Sel nel mio collegio elettorale), e naturalmente pure con il papa (visto, Santità, cosa succede a lanciare un messaggio rivoluzionario come quello di Lampedusa?). Perché per questa Italia "soddisfatta", ma che pretende pure di essere rimborsata, gli ipocriti sono sempre e solo gli altri.
La vignetta di oggi su il manifesto
Poi, come al solito, mi fermo a riflettere. Penso a come la mia categoria tratta questi temi e quale servizio offre ai lettori. E allora, per la mia solita pignoleria (ma non solo), mi sono innervosito per la sciatteria di chi continua a ignorare la geografia. "Sbarco a Siracusa"??? Bah, Scicli e Siracusa mi sembrano due nomi diversi, oltre al fatto che, ancora una volta, si confondono le province. Ma questa, lo ammetto, è una mia fisima (anche se, sia chiaro, un giornalista questi errori non deve farli).
Molto più serio il dubbio che mi è venuto leggendo le pur belle pagine di Repubblica (decisamente migliori di quelle del Corriere) sul tema: mi ha lasciato perplesso leggere nome e cognome di due migranti salvati a Sampieri. La Carta di Roma del 2008, il protocollo deontologico su profughi, migranti e richiedenti asilo, prevede un trattamento molto preciso e attento in questi casi. Cito testualmente:
Tutelare i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti che scelgono di parlare con i giornalisti, adottando quelle accortezze in merito all’identità ed all’immagine che non consentano l’identificazione della persona, onde evitare di esporla a ritorsioni contro la stessa e i familiari, tanto da parte di autorità del paese di origine, che di entità non statali o di organizzazioni criminali.
Spero che il bravo Francesco Viviano di Repubblica Palermo abbia adottato tutte quelle accortezze...
C'è poi un secondo problema, apparentemente meno serio, ma che mi infastidisce lo stesso. Mi chiedo perché molti giornali l'abbiano buttata quasi esclusivamente su "la strage dei migranti sulla spiaggia di Montalbano". Capisco che fa gioco, che un riferimento del genere si fa leggere, ma i dubbi rimangono. La Fornace Penna ha fatto da sfondo a più di un episodio della fiction, è un luogo suggestivo. Ma sono rimasto senza parole, deluso per la sciatteria appunto, quando ho letto che quella zona si chiamerebbe "'a mànnara", anzi Mànnara con la "m" maiuscola, come se ci fosse una contrada, una località con quel nome. No, non esiste. Quel nome è casomai nei romanzi di Camilleri e si riferisce a un luogo, credo fittizio, dalle parti di Porto Empedocle (la Vigàta del commissario). La Fornace Penna non si trova in una fantomatica contrada Mànnara, ma in contrada Pisciotto. Addirittura qualcuno ha scritto "Fornace Pisciotto". Io sarò pure pignolo, ma con i mezzi oggi a disposizione sarebbe bastata a tanti colleghi una ricerchina su Google. Tutto qui. Anche perché mannara vuol dire mandria, gregge; più precisamente dalle mie parti significa ovile. Un luogo che abbonda di capre e pecoroni.

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