venerdì 1 novembre 2013

Qui non è Halloween

Se mi va bene, snob. Sennò bigotto, bacchettone, retrogrado, moralista. Così, in ordine un po' sparso, elenco gli epiteti che potrei sentirmi dedicare se dicessi che ne ho abbastanza di Halloween. Insomma, sarà pure simpatica la cantilena "dolcetto o scherzetto" che ormai sembra più una battuta da film cult americano (tra l'altro, Halloween/Hollywood è un'allitterazione da urlo), ma a me questa festa d'importazione anglosassone non dice nulla. E so, appunto, che potrebbero apostrofarmi come tradizionalista cattolico retrivo e brontolone chiuso alle novità. Ma figuriamoci. Con tutte le feste siciliane ammantate di religiosità, però in realtà di derivazione pagana...
Personalmente, non c'entrano la religione né un'improbabile chiusura mentale o diffidenza. Sgombriamo subito l'equivoco (e così spiego perché ne parlo su questo blog). Halloween è nella notte tra il 31 ottobre e il primo novembre. Il calendario segna come giorno festivo proprio il primo di novembre, Ognissanti, festività effettivamente religiosa. Eppure per me, ma non solo per me, il vero giorno di festa è sempre stato il 2 novembre, quello che per tutti gli altri è il giorno triste per eccellenza, persino proverbiale. Il giorno dei Morti. Cioè, tecnicamente, la commemorazione dei defunti. Ecco, se a me i costumi da streghe, fantasmi, scheletri e vampiri non dicono nulla, se la zucca è solo un meraviglioso ingrediente in cucina, se Halloween mi piace solo negli appositi speciali dei Simpsons, è perché vengo da una terra in cui esiste(va) una festa dei Morti di tutt'altro genere.
I tempi, è vero, sono cambiati, ma in Sicilia erano i morti a portare i regali ai bambini. E non c'è nulla di macabro in questo. Ancora adesso, in molti paesi dell'Isola, la tradizione è molto sentita. L'usanza risale almeno al X secolo e, al netto di tutte le legittime letture religiose, per molte generazioni (però temo che la mia sia una delle ultime) il 2 novembre era quasi l'unica ricorrenza in cui si ricevevano doni. Altro che Babbo Natale o la Befana. Più che i regali, poi, erano i dolci, come la frutta martorana (altro che cake design) o le cosiddette "ossa dei morti".
Ma c'è dell'altro. Io ho imparato sin da bambino l'importanza di certi legami, ché neanche Foscolo con la sua corrispondenza d'amorosi sensi... Il rispetto per gli affetti che non ci sono più non è solo una tradizione che può apparire "vecchia" a chi pensa che i bambini debbano divertirsi con travestimenti da paura. Ricordo che addirittura per me era quasi un divertimento girare per i cimiteri alla ricerca di un lontano parente che con la sua sola "presenza" mi raccontava qualcosa della nostra famiglia, della nostra storia. E giuro che non c'è niente di horror o di blasfemo in questa frase. Solo tanto rispetto e amore.
A proposito: ciao Caterina, le due Marie, Giorgio. Io festeggio con voi.

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