sabato 30 agosto 2014

Il poeta è il politico

1959. L'anno della deflazione, di Modugno, di Pasolini, di Aldo Moro. Negli ultimi giorni si è scatenato l'amarcord su quello che succedeva 55 anni fa, per confrontare l'Italia di oggi con quella di allora. Il boom era alle porte, quindi nessun problema il crollo dei prezzi. Oggi invece...
Un'altra delle cose che avvennero in quell'anno, giustamente ricordata, fu il premio Nobel per la Letteratura assegnato a Salvatore Quasimodo. Vale la pena ricordarlo con qualche riga e riflessione. Quasìmodo (per la cronaca, all'anagrafe si chiamava Salvatore Giuseppe Virginio Francesco Quasimòdo, con l'accento sulla 'o': lo cambiò lui stesso da adulto, perché gli sembrava troppo "terrone") nacque a Modica nel 1901, ma fu pochissimo legato alla mia città. Molto tempo dopo ebbe a definirsi "esule involontario". Effettivamente non aveva nulla a che spartire con Modica, nacque lì per caso, per i continui spostamenti del padre ferroviere. Addirittura la sua città natale fino al 1996 espose una lapide sbagliata... Ma almeno dal 2011 l'archivio del poeta è finalmente custodito a Modica.
In ogni caso, non derogò mai al suo essere "siculo greco". La vittoria del Nobel non piacque molto, né ai critici (preferivano Montale o Ungaretti) né soprattutto agli accademici (era geometra...). Storsero il naso, con bonario sarcasmo, anche alcuni colleghi conterranei: Ignazio Buttitta gli dedicò l'irridente epigramma "Quannu iu eru granni tu eri nicu, ora ca tu si granni m'arrivi 'o uddicu". Quando io ero grande tu eri piccolo, ora che tu sei grande mi arrivi all'ombelico. Schermaglie tra artisti.
Quello che resta, e qui torniamo proprio al 1959 (quando la Sicilia era in pieno milazzismo), è il discorso che l'11 dicembre Quasimodo tenne a Stoccolma ricevendo il premio. Si chiamava Il poeta e il politico. C'è un passaggio che andrebbe davvero letto e riletto, anche e soprattutto a 55 anni di distanza.
Oggi il poeta è libero? È libero, secondo le società che lo esprimono, o il continuatore di illuminazioni pseudo-esistenziali, il decoratore dei placidi sentimenti umani, o chi non scende profondamente nella dialettica del proprio tempo per timore politico o per inerzia. [..]
Ma, a sua volta, è libero il politico? No. Infatti, sono le caste che lo assediano che decidono le sorti di una società e agiscono anche sul dittatore. Intorno a questi due protagonisti della storia non liberi e avversari [...] circolano e si avventano le passioni e non c'è quiete che durante una rivoluzione o una guerra: la prima portatrice di ordine e l'altra di confusione.
Sembra scritto ieri. Cioè oggi. Nel 1959, ma anche nel 2014. Solo che oggi, 55 anni dopo, la deflazione non è solo nei prezzi al consumo, ma anche nella classe intellettuale. E politica.

sabato 16 agosto 2014

Radicali (poco) liberi

Non c'è più religione. Totò Cuffaro ha preso la tessera del Partito Radicale. Lo ha fatto sapere Marco Pannella. Come sempre a ferragosto, una delegazione di radicali, Pannella e la segretaria Rita Bernardini in testa, ha fatto visita a un carcere, nello specifico a Rebibbia, Roma, dove appunto si trova l'ex presidente della Regione Sicilia. Amnistia, condizioni disumane dei detenuti, diritti negati: i temi della visita sono i soliti, e giustissimi. La novità del 2014 è appunto il coup de théâtre dell'uomo che sta ai radicali come Pannella sta alla recita del rosario. E invece Cuffaro si è iscritto da poco al Partito Radicale. Un democristiano nella forza libertaria, laica e antiproibizionista. L'uomo dei cannoli con quello dei cannoni. Perlomeno è curioso.
Ma quel che è più curioso è che non si tratta di un caso isolato. Infatti lo stesso Pannella ha tenuto a precisare che «sono così almeno tre i presidenti della Regione Sicilia indagati ad essere stati iscritti al Partito Radicale con la doppia tessera». "Indagati", esatto. Il punto non è solo che il radiologo di Raffadali, candidato allo Strega e futuro dottore in Giurisprudenza, sia in carcere da condannato in via definitiva (7 anni) per favoreggiamento alla mafia, quanto piuttosto che già prima di lui altri due ex presidenti della Regione abbiano aderito ai Radicali. Da indagati.
Per essere più precisi, i due predecessori sono stati Mario D'Acquisto e Rosario "Rino" Nicolosi, nomi di spicco della Dc siciliana dei tempi che furono. D'Acquisto, presidente della Regione dal 1980 all'82, prese la tessera almeno dal 1993 in poi. Nel processo per la presunta Tangentopoli siciliana sarebbe stato assolto. Nicolosi ha governato invece per ben sei anni, dal 1985 al 1991, e si iscrisse al partito di Pannella anche lui nel 1993, post Tangentopoli. Negli anni Ottanta era stato indagato per associazione mafiosa. Disse che prendeva la tessera radicale per tre motivi: il valore transnazionale del partito, una provocazione politica, il sostegno a una forza senza la quale si sarebbe impoverito il dibattito pubblico.
I Radicali sono il partito della "doppia tessera", come rivendicano loro stessi. E infatti tre pezzi da novanta della politica democristiana siciliana hanno potuto iscriversi tranquillamente anche al "partito della rosa" (ma non credo che Cuffaro attualmente abbia più in mano altre tessere di partito). Si può fare, dunque. Si può, soprattutto in nome del garantismo tanto caro ai radicali. Pazienza se su altre questioni la diccì sicula e i libertari-libertini sono come il diavolo con l'acquasanta. Cioè viceversa.

martedì 12 agosto 2014

Pippo Ghennedy Show

Il 5 ottobre ci sono le elezioni regionali in Sicilia. Cosa?!?
Andiamo con ordine. Mi pare di capire che la notizia non è nuova. Ma io l'ho scoperta questa mattina, intorno alle 7 e mezza. E pensavo di essere ancora un po' rintronato dal sonno. Invece no.
Ero alle porte di Rosolini, provincia di Siracusa, vicino all'imbocco dell'autostrada, quando mi si parano davanti quattro mega manifesti, i classici 6x3, che mi informavano delle imminenti elezioni regionali. Campeggiava il faccione di Pippo Gennuso, imprenditore e dominus della politica locale, già deputato regionale dell'Mpa e ora in predicato di entrare nelle fila di Forza Italia. Le elezioni in questione saranno quelle che interesseranno appena nove sezioni nei comuni di Rosolini e Pachino.
Pare che quasi due anni fa, in occasione delle ultime regionali vinte da Crocetta, siano scomparse alcune schede elettorali... E così sono partiti i ricorsi che andranno appunto a concretizzarsi il 5 ottobre. Gennuso non fu eletto, e qualcuno gli ha detto che si è trattato di un complotto ai suoi danni. Il Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) della Regione Sicilia ha accolto il ricorso e dunque torneranno a contendersi i seggi – già ottenuti nel 2012 – i sei parlamentari siracusani all'Ars: Stefano Zito (Movimento 5 Stelle), Bruno Marziano (Pd), Vincenzo Vinciullo (Ncd, ovviamente eletto con il Pdl), Pippo Gianni (eletto con Cantiere Popolare, "destra" Udc, e ora nel misto – in quota Tabacci – con gli ex Democratici Riformisti per la Sicilia cioè Patto dei Democratici per le Riforme: nuova componente ad hoc in soccorso del traballante Crocetta), Giambattista Coltraro (il Megafono) e Giuseppe Sorbello (Udc, sospeso da dicembre a luglio, retroattivamente, per effetto della legge Severino, causa condanna in primo grado per abuso d'ufficio). Si salva Marika Cirone Di Marco del Pd, eletta nel listino regionale di Crocetta.
Un caso di quelli surreali, paradossali, molto siciliano. Poche decine di elettori – e in due anni la platea sarà certamente cambiata – torneranno diligentemente a votare in sei sezioni di Pachino e tre di Rosolini. E nello stesso giorno in cui Crocetta fissava la data del 5 ottobre, il 18 luglio Vinciullo denunciava che nell'archivio del Comune di Pachino erano andati a fuoco alcuni documenti relativi alle regionali del 2012. Ci mancava pure il giallo di provincia...

lunedì 11 agosto 2014

Very normal populism

Per chi non lo sapesse, RTL vuol dire in origine Radio Trasmissioni Lombarde. Non ho mai sopportato questa emittente, e non per il significato etimologico del suo nome. Ho vissuto due anni a Milano e ho imparato ad apprezzarne gli aspetti positivi più che dileggiarne i tanti negativi (parlo della città). Quindi l'antipatia per RTL non c'entra nulla con il fatto che è milanese, figurarsi. Il modello hit radio, quello per cui vengono trasmessi, così dicono loro, solo i grandi successi, non mi è mai piaciuto. Perché se una canzone è un successo o meno lo decidono in sostanza i discografici, mica l'emittente radiofonica. Ma quello che detesto maggiormente è il "parlato". Apprezzo le radio che passano musica, preferibilmente buona, di qualità, stimolante, interessante, e non quelle in cui si fa della gran chiacchiera. RTL, per come la vedo (cioè, sento) io, è proprio agli antipodi. So che invece in molti la apprezzano. Senza impegno. Risulta la prima radio privata per ascolti. Vado dal barbiere e c'è RTL (magari nella sua versione televisiva), salgo su un pullman e si celebrano via radio le very normal people.
Ecco, ero giusto sull'autobus tra Catania e Modica, nel weekend passato al volo dalle mie parti, quando sento che dalle casse risuonano le voci di quella radio. E anche la mia vicina di posto mi sembrava ascoltasse la stessa emittente. Avrei potuto tranquillamente estraniarmi, ma a un certo punto una frase cattura il mio fastidio. "Siamo da pochi giorni qui in Sicilia e abbiamo visto così tante città in poco tempo, ché ci sembrano tutte uguali". La frase non è testuale, anche perché credo che non avrebbero mai accentato il "che"... Comunque il senso è quello. I chiacchieroni di RTL si trovano in questi giorni a Baia Samuele, un villaggio turistico di Sampieri, borgo marinaro di Scicli, quindi pienamente dalle mie parti. Ammetto che quella frase mi ha fatto sbollire una gran rabbia, oltre a confermare i miei pregiudizi pregressi. Sì, perché dopo queste parole gli speaker in questione dicono di ricordare solo Noto. Luogo comune.
Noto è bella, per carità, ma non ho difficoltà a dire che Ragusa Ibla è meglio. Per non dire di Scicli, che quei chiacchieroni ospiterà fino a fine mese. Non parlo di Modica per evitare di scadere in banalità campanilistiche.
Tutto questo per dire che non sopporto l'atteggiamento di sufficienza di chi magari conosce tutti i nomi degli atolli delle Maldive ma poi butta in un grande e indistinto calderone una delle terre più varie e affascinanti che ci siano al mondo.
Ho deciso di sfogarmi questa mattina dopo aver letto, sulla rivista di bordo del mio volo Meridiana che mi ha riportato a Bologna, alcune parole di Ornella Laneri, presidente di Confindustria Sicilia per il settore alberghi e turismo. La dottoressa Laneri, Mrs Sheraton Catania, ricordava che – al netto delle indubbie carenze dell'industria turistica, infrastrutturali e promozionali – la Sicilia vanta sei siti Unesco (su 50 totali dell'Italia), per un totale di 44 comuni dell'Isola che hanno almeno un monumento riconosciuto nella lista del patrimonio dell'Umanità. Quindi, il 12% dei siti Unesco italiani si trova in Trinacria (per la cronaca, e anche per presa conoscenza dei signori di RTL: Agrigento, Piazza Armerina, le isole Eolie, IL Val di Noto, Siracusa e Pantalica, l'Etna). Inoltre, più dell'11% dei comuni dell'Isola, in sei province su nove, ha almeno un monumento molto "meritevole".
Tutto qua. Templi greci, mosaici romani, un arcipelago vulcanico, architettura tardobarocca, necropoli neolitiche, il vulcano attivo più grande d'Europa. Eh sì, "sembrano tutte uguali"...
Ma va', meglio che mandate la pubblicità. Tanto non si nota la differenza.