sabato 5 dicembre 2015

Radical shit

«Vecchioni, Vecchioni... / Già il nome che hai avuto in sorte, Vecchioni, ma non ti dice niente? / E continui a rubarmi giorno dopo giorno, anno dopo anno... / E io a concederteli questi anni e sai perché? / Ogni anno che passa, mi piace vedere la tua faccia da viaggiatore di commercio / che ha scoperto al casello che c'è lo sciopero e non si paga / e fa la faccia seria ma dentro... ride»
(Blumùn, 1993, concepita in spiaggia a Mondello, Palermo; "Dio" è Gene Gnocchi)
Ma sì, alla fine dobbiamo dire che ha ragione Roberto Vecchioni. «Sicilia, sei un'isola di merda». Il dono della chiarezza e della sintesi che solo certi intellettuali possono permettersi. Ma sì, d'altra parte quella storia del finto spinello del 1977 e i conseguenti ingiusti quattro giorni di galera a Marsala nel '79 gli devono essere rimasti dentro, e un po' di rancore lo si perdona pure agli uomini di lettere. Ma sì, davvero a Palermo e dintorni e Sicilia tutta il casco in motorino non è manco un optional, un'opzione da prendere in considerazione. Ma sì, è vero che i nostri gioielli artistici, storici, architettonici, culturali, noi siciliani li lasciamo abbandonati e incolti. Ma sì, le coste deturpate... Ma sì, la Sicilia che si butta via... Ma sì, non abbiamo «capito il senso dell'esistenza con gli altri». Anche se siamo «la razza più intelligente che esista al mondo».
Mah. Altro che "ma sì"... Da siciliano che pure è via dalla sua terra da molti anni, sentire giustificazioni a colpi di "provocazione d'amore" mi sembra paradossale. E non perché siano false le cose negative che Vecchioni e chiunque altro sono perfettamente in grado di notare. No.
Quando il professor cantautor Vecchioni Roberto Michele Massimo da Carate Brianza si trovò a fine gennaio di quest'anno "sul luogo del delitto", cioè Marsala (che gli ispirò Lettera da Marsala e la bellissima Signor giudice: una volta Vecchioni mi piaceva tanto...), disse ad altri giovani: «Non si può affrontare questa disgrazia e gioia che è la vita senza avere come riferimento la classicità». Eccolo, il prof di greco e latino.
Ma ecco anche i motivi per cui tutto ciò è paradossale. E perché rido quando qualcuno bacchetta noi siciliani che ci sentiamo offesi. Tre punti, brevi e sintetici come i giudizi tranchant di Vecchioni all'università di Palermo:
  1. Le razze non esistono. Falso storico e scientifico definitivamente sputtanato. E parlare di "razza intelligente" è assurdo tanto quanto dire "Sicilia isola di merda". Una retromarcia goffa che non si confà a chi ha riscritto Pessoa, Evtušenko e Saffo.
  2. «Dovrei dire che siete la culla della Magna Grecia? Ma la storia antica, la poesia antica, la filosofia antica hanno insegnato a tutto il mondo cos'è l'originalità della vita, la bellezza, la verità, la non paura degli altri. In Sicilia questo non c'è». No, infatti, non lo dica. Non serve. Perché noi la bellezza la conosciamo, siamo originali e non abbiamo paura degli altri. A differenza di certi suoi conterranei. E poi: ma non diceva che l'unica arma che abbiamo è la classicità? Ah, a esser pignoli, la Sicilia non era tecnicamente Magna Grecia. Errore da matita rossa, prof.
  3. I motorini? Il casco? Il traffico? Una critica a metà tra Johnny Stecchino e le signore della Palermo bene, per le quali il problema erano le scorte dei giudici con le loro sirene spiegate, non la mafia.
Ma sì, ha ragione il professor Vecchioni che insegna "Forme di poesia in musica" all'università di Pavia. Ma sì, in realtà è proprio come dice lui: la Sicilia fa schifo per tanti motivi, e dirlo con rabbia e crudezza può essere catullianamente una forte dichiarazione d'amore. Salvo dirlo forse alla platea sbagliata. Il sindaco Leoluca Orlando lo difende? Bene, allora sarebbe stato meglio sfogarsi con politici e istituzioni. Ma sì, facciamoci dare lezioni.
Una lezioncina però, umilmente, con la modestia della "razza più intelligente del mondo", ce la permettiamo pure noi: se crede davvero a quel che dice, prof, poi non dica a Pippo Baudo che «è stato un qui pro quo». Quella sì che è una giustificazione di merda.

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