mercoledì 12 aprile 2017

I G7 nani


Lui: faccia furba, coppola post-mafiosa in testa, bretella colorata e sigaretta malandrina in bocca, masculo. Lei: abito rosso, capello al vento, sensualmente truccata, ombrellino, fìmmina.
Non è una pubblicità di Dolce & Gabbana, una di quelle campagne su una Sicilia da cartolina che non esiste neanche in cartolina. Invece è una immagine allegata alla app che il governo italiano ha distribuito alle migliaia di giornalisti stranieri che arriveranno a fine maggio a Taormina per il G7. Esatto: il G7, quel vertice internazionale che in realtà non ha alcun valore istituzionale ma che viene venduto come uno degli eventi più importanti a livello planetario. E così, chi si accrediterà per il summit di Taormina ha trovato nella sua cartella stampa questa significativa raffigurazione della Sicilia.
Ricordiamo che questo G7 è stato fissato a Taormina dall'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi (che prima era orientato verso un qualche paese fiorentino), giustificando la scelta proprio come risposta ai pregiudizi sulla Sicilia mafiosa e l'Italia dai mille difetti. Una risposta riassunta in un logo sciatto da tribuna politica anni Sessanta, peraltro.
Il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone si è indignato, i social commentatori idem. Infine il governo ha ritirato quell'immagine, ma il danno e la beffa sono già fatti. La sciatteria comunicativa ha fatto sì che almeno per un po' si è deciso che a rappresentare una delle località più belle della Sicilia, eterna candidata al Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco, capitale turistica dell'Isola, dovesse essere la solita cartolina pastellata del Sud languido e godereccio. Probabilmente avrà apprezzato il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, convinto che nel Sud Europa sperperiamo i sacri soldi del giudizioso nord in donne e alcol.
Il G7 avrebbe dovuto, nelle intenzioni di Renzi, garantire "grande ritorno mediatico" a Taormina. Così sarà, certo. Ma non basta l'infelice campagna sessista e stereotipata: perché nel frattempo, nel mondo reale, Taormina rischia seriamente di dover rinunciare al suo celebre Film Festival, per una sentenza del Tar di Catania che ha escluso due società, la vincitrice della gara e la ricorrente, dall'aggiudicazione dell'organizzazione dell'evento. Mentre si vantano dunque urbi et orbi la bellezza e la cultura, anche in modi discutibilissimi, Taormina potrebbe vedersi privata della sua vera ricchezza. Che non sono picciotti smorfiosi né fanciulle maliziose.

martedì 11 aprile 2017

Aiuto! regista


Gli assenti hanno sempre torto, gli assenteisti quasi sempre.
Quasi: perché, al netto della giusta indignazione popolare sui "furbetti del cartellino" e affini, quando le cose finiscono in tribunale possono pure andare in maniera diversa. Lasciamo perdere le solite considerazioni politiche sulle varie riforme della pubblica amministrazione, atteniamoci al punto e ai fatti: 77 dipendenti del Comune di Modica, accusati di assenteismo nel 2012, sono stati assolti in primo grado dal tribunale di Ragusa. E su questo, domenica scorsa, Massimo Giletti c'ha imbastito la solita puntata indignata della sua Arena su Rai 1, fondata ancora una volta sul facile bersaglio della Sicilia irredimibile, l'Isola dei privilegi, la terra degli scandali quotidiani.
Al di là della sensazione sgradevole e stucchevole dello "sparare sulla Croce Rossa", la vicenda ha avuto una coda interessante proprio a Modica. Sono intervenuti a distanza di un giorno un ex sindaco, Piero Torchi (fu Udc), e l'attuale primo cittadino Ignazio Abbate (ex Ds, mai entrato nel Pd, poi folgorato sulla via di un civismo autonomo e di centro). Entrambi se la sono presi per «l'immagine falsa» della città, il «fango», la «caccia alle streghe», una città bella e gloriosa trattata come «zimbello». E così via, com'è naturale che sia, fino a «quell'orgia mediatica anti siciliana che ormai ‘alberga’ nell'animo del signor Giletti» (Ignazio dixit). Però è la riflessione successiva a lasciarmi molto perplesso, anzi "basito", per utilizzare lo stesso termine usato dal sindaco. Cito ancora testualmente le sue parole, con tanto di perentorie maiuscole, e mi spiego, partendo dal suo "dispiacere":
Abbate con un habitué delle "crociate" di Giletti,
il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta

Un dispiacere che è ancora più forte se si pensa che il regista di quella trasmissione è un MODICANO, il signor Giovanni Caccamo, ‘figlio’ di questa Città, che in questa Città è cresciuto e che da questa Città ha cominciato il suo cammino verso quelle vette professionali che ha raggiunto… Dimentico anche lui di questo, ha dato ‘una mano’ a dipingere ciò che Modica non è [...]. Avere il regista modicano, poteva far ‘scontornare’ meglio i confini dell’accusa contro Modica [...] Capisco che ‘nemo propheta in patria’, ma, da un Modicano come il regista di quella trasmissione, mi sarei aspettato un po' più di VERITÀ su Modica e non questo ‘massacro’ mediatico che mi lascia basito, che mortifica la realtà e che ha anche la firma in calce di un Modicano, evidentemente un po' troppo ‘romanizzato’ per capire che le cose, nella mia e nella NOSTRA CITTÀ non stanno come le ha dipinte la sua trasmissione…
Giletti ha evidentemente trovato la sua gallina dalle uova d'oro, in termini di audience domenicale, nelle magagne della Trinacria. Ma mi fa specie che il sindaco, anziché inchiodare Giletti sul fatto che ha costruito la puntata sulle carte dell'accusa e non sulla sentenza di assoluzione, abbia reagito punto nell'orgoglio di un miope campanilismo, di un abbozzato revanscismo meridionalista. Prendendosela con il regista della trasmissione di Giletti, un modicano che di nome fa Giovanni Caccamo (non siamo parenti e non so minimamente chi sia). Perché se uno è modicano e lavora alla Rai ed è un professionista, dunque avrebbe dovuto astenersi dal "mettere la firma" sul programma. Programma che va criticato semmai per i mille difetti professionali e di contenuto: Giletti è lo stesso che, più di un anno fa, disse che Pirandello e Quasimodo erano nati nello stesso paesino (emblema di altri mali siculi, ça va sans dire) in provincia di Agrigento...
Sindaco Abbate, se la prenda piuttosto con la sciatteria, magari sì anche con questa specie di accanimento scientifico e interessato contro la Sicilia, con la non correttezza professionale, ma combattere lo stereotipo con un contrattacco così bislacco è insensato. Soprattutto perché mette in discussione un principio sacrosanto di qualsiasi professione: la professionalità.
Dunque io, che sono modicano e da tempo lavoro al di là della "linea gotica", dovrei evitare di criticare, se è il caso, ciò che non va nella mia bellissima città e nella meravigliosa terra di Sicilia? Aver vissuto a Bologna, Ravenna, Milano, insomma, potrebbe aver offuscato la mia obiettività... La censura fa schifo; l'autocensura provincialotta anche di più.

Cable Nostrum

Il Mediterraneo, crocevia di popoli, merci, culture e... cavi sottomarini per il traffico Internet. Il Mare Nostrum è diventato uno degli snodi globali delle connessioni veloci ed è su questa eccezionalità geografica che scommette Open Hub Med, consorzio che comprende Eolo, Equinix Italia, Fastweb, In-Site, Interoute, Italtel, Mix (Milan Internet eXchange), Retelit, Supernap Italia, VueTel Italia e Xmed. La sfida: aggregare nel Sud Italia il traffico proveniente da Nord Africa, Medio Oriente e Asia, per indirizzarlo via terra − metodo più sicuro − verso l’hub di Milano, esistente dal 2000.
La mappa dei cavi sottomarini nel Mediterraneo
(Submarine Cable Map, elaborata da TeleGeography)
Finora, spiega Valeria Rossi, general manager di Mix e presidente di Open Hub Med (Ohm), «i punti più significativi sono nel Nord Europa, Amsterdam, Francoforte o Londra, per i cavi americani», mentre l’hub del sud è Marsiglia. L’obiettivo è creare «un centro di smistamento in Sicilia, un po’ come l’area di transito internazionale all’interno di un aeroporto», non in concorrenza ma complementare al sito francese. «L’Isola è il punto di approdo più interessante, nel Mediterraneo − prosegue Rossi − passano già 15-20 cavi sottomarini». Il data center aprirà a breve nell’area di ricerca Italtel di Carini (Palermo) e rappresenta la prima sede tecnologica neutrale e indipendente nel Sud Italia. Il secondo punto sarà Bari.
Un’operazione per aumentare il traffico Internet in Italia e migliorare il posizionamento nelle comunicazioni internazionali, finora sbilanciato verso Milano. Ma non solo, spiega Rossi: «Ci sarà una ricaduta benefica per il Sud e si rafforzeranno la posizione-Italia e le imprese, attraendo investimenti». Lo dimostra Mix, intorno al quale si è sviluppato un indotto che ha contribuito a creare ricchezza. «Laddove esiste aggregazione di traffico, lì c’è sviluppo, che si crea dove ci sono infrastrutture», commenta la presidente di Ohm. Internet come le grandi opere... Lo sanno bene nel Nord Europa: tre anni fa il sindaco di Amsterdam disse per esempio che la capitale olandese ha «tre grandi hub: il porto, l’aeroporto e AmsIX», cioè il punto di aggregazione delle reti.
La scommessa è far diventare il Mediterraneo centrale nell’aggregazione e sviluppo del traffico che arriva da Sud e da Est. «Stiamo facendo quello che fecero i Romani ai tempi!», chiosa Valeria Rossi. Il Nord Africa duplica il suo traffico nell’arco di un anno, il Medio Oriente è già maturo, mentre l’Asia, in forte espansione, cerca ‘strade’ alternative alle tratte oceaniche. Oggi, infatti, oltre l’85% del traffico globale viaggia su ‘capacità bagnata’, con cavi sottomarini.

[articolo pubblicato sul supplemento Economia & Lavoro del Quotidiano Nazionale]


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