domenica 29 ottobre 2017

Beppe Grasso e Pietro Grillo

Diceva Beppe Grillo, correva l'anno 2013, intorno a metà marzo, che la candidatura di Pietro Grasso a presidente del Senato era una "trappola" del Pd per il Movimento 5 Stelle. La linea ufficiale degli inflessibili pentastellati, appena entrati nelle stanze del potere politico nazionale, era di non votare nessuno, ma 18 senatori si ribellarono all'idea che potesse essere confermato alla seconda carica dello Stato il forzista Renato Schifani. I più duri, in questo senso, furono alcuni senatori siciliani. Che ora, guarda caso, non stanno più dentro il M5S ma sono finiti a sinistra...
Per Grillo era allora più importante il rispetto pedissequo dei dettami del blog, per la politica era ancora presto. Ora invece, riassumendo quattro anni e mezzo di giravolte e contraddizioni, pare che la politica sia più importante. Chiamatela politica, oppure realismo, oppure persino Realpolitik, ma alla fine anche Grillo e i suoi sembrano essersi resi conto che non esiste solo la virtualità della presunta democrazia diretta del web. Con le elezioni regionali alle porte in Sicilia, il Movimento 5 Stelle sembra aver aperto la caccia ai voti di sinistra o centro-sinistra che il Pd, in teoria perlomeno, dovrebbe perdere dopo l'abbandono del presidente del Senato, appunto quel Pietro Grasso più volte attaccato sul sacro blog, in una sorta di lotta tra fazioni dell'antimafia, e definito financo «grigio funzionario governativo incaricato di fare del regolamento [del Senato] stracci per la polvere».
Il travaso di voti dal Pd verso sinistra è nell'ordine delle cose già da prima dell'uscita di Grasso dal partito, vuoi per la gestione delle candidature vuoi per l'eredità dell'improbabile presidenza Crocetta. Ma è indubbio che qualcuno potrebbe avvantaggiarsi dalla mossa di Grasso, e tra i grillini si spera di rubare questi eventuali voti di delusi all'altro candidato che potrebbe intercettarli, cioè Claudio Fava con le sue liste di sinistra contrapposte al Pd. E questo perché al Movimento rischia di venir meno il grande bacino di voti del centrodestra...
Naturale evoluzione: dall'antipolitica all'antimafia all'antitesi. Di se stessi.

domenica 22 ottobre 2017

Capra e cavolate


Provocazione? Offesa? Gaffe? Stereotipo? "Razzismo"? Questa immagine è tutto questo e anche altro. O forse niente di tutto ciò. Che la rivista francese Auto Moto Magazine pubblichi un video di presentazione della Skoda Karoq facendo un bel giro in Sicilia, e che nel medesimo video, accompagnato dalla colonna sonora del Padrino, un omino smilzo con la fronte molto spaziosa apra il bagagliaio e mostri un uomo incaprettato e dica "In Sicilia si fa così" (la location è Corleone), beh forse vuol dire solo che i cuginetti hanno perso l'ennesima occasione per non fare una figura di merda. Noi, siciliani e italiani, abbiamo tutto il diritto di incazzarci e sentirci offesi, vilipesi, insultati.
"In Sicilia si fa così". Da noi, secondo questi francesi, si incaprettano cristiani come prassi quotidiana. Chissà che ne pensano i cèchi della Skoda a essere associati a questo contorto spot anti-italiano...
"In Sicilia si fa così". Odio rispondere ai pregiudizi con i pregiudizi. Ma ricordo ancora di aver letto, saranno passati forse 25 anni, una terribile notizia che arrivava da Le Mans: un gruppo di ragazzacci di periferia che giocava a pallone con un sacchetto di plastica con dentro il feto di una neonata. Orribile. Schifoso. Ma nessuno si sognò di dire che "in Francia si fa così". Certo, è facile la controreplica: quelle abitudini siciliane sono quelle della mafia. Già.
Ora però guardiamo quest'altra immagine. Sono i graffiti della grotta dell'Addaura, a Palermo, databili tra la fine del Paleolitico e l'inizio del Mesolitico. Non visitabili, purtroppo. La scena più discussa è quella al centro: la maggior parte delle interpretazioni, per farla breve, dice che si tratti di una scena di incaprettamento, molto probabilmente una cerimonia rituale sciamanica.
C'era la mafia nella preistoria?
Ecco, il punto è questo. L'incaprettamento (termine attestato in italiano anche nei dizionari specialistici inglesi) è questa terribile modalità di assassinio appunto tipica della mafia siciliana, che consiste nel legare la vittima in tal modo che sia essa stessa ad auto-strangolarsi... Però anche altrove, in particolare in alcune aree del Sud-Est asiatico, si utilizzano metodi di morte simili. Allo stesso modo verosimilmente derivanti da macabri forme rituali del passato, più o meno remoto.
E quindi, cari francesi, "in Sicilia si fa così"? Sapete cos'altro si fa in Sicilia? Si snobba con un assordante e plateale silenzio chi merita di essere ignorato. E io ho già parlato troppo...